Ragusa - A quattro mesi dalla fine dell’anno hanno avviato i processi di democrazia partecipata appena 143 comuni siciliani su 391, quasi due terzi dei municipi devono ancora partire. Ad avere concluso l’iter, con l’assegnazione dei fondi ai progetti vincitori, sono in tutto 52 città, il 13,2% del totale. A fare il punto della situazione sull’Isola è il gruppo di lavoro “Spendiamoli Insieme”. L’area messinese risulta la più virtuosa, col 50% degli enti che ha già attivato il processo; quelle etnea e siracusana le più indietro, al 24%. In mezzo l’ennese, il nisseno e il ragusano dove mancano all’appello rispettivamente il 75, il 71 e il 66% delle amministrazioni comunali.
Sono enormi però le differenze all'interno di ogni singola provincia. Nel nisseno ad esempio si contrappongono la città di Butera (4.364 abitanti), per la quale non ci sono notizie a parte l’adozione del regolamento nel 2021; e Mazzarino (11.316 abitanti), con i suoi 8mila euro annui e i processi pienamente compiuti. Nel siracusano c'è Noto (23.694 abitanti), che spesso non riesce a sviluppare gli iter; e Avola (30.667 abitanti), che fa quasi tutto come si deve.
Lo stesso sul territorio ibleo, come già evidenziato dal precedente report che promuoveva Modica e Santa Croce Camerina. Anche nel nuovo aggiornamento viene bocciata Vittoria (62.524 abitanti) che, ancora senza regolamento, ha perso molte “annualità” da 40mila euro ciascuna. All’opposto Acate (10.898 abitanti) che dal 2020, anno in cui ha adotta il regolamento, riesce spendere i suoi 9mila euro annui. Ragusa (71.438 abitanti) è tra i capoluoghi più virtuosi, che hanno pubblicato gli avvisi per la presentazione delle proposte abbondantemente entro la scadenza del 30 giugno fissata dalla legge.