Economia
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27/04/2022 08:45

Filippo La Mantia non trova camerieri, ecco quanto li paga

Dopo Alessandro Borghese un altro chef scambia per inerzia la maggiore coscienza dei diritti dei lavoratori

di Redazione

Filippo La Mantia non trova camerieri, ecco quanto li paga
Filippo La Mantia non trova camerieri, ecco quanto li paga

 Milano – Anche Filippo La Mantia lamenta la mancanza di personale: non cuochi, ma camerieri. La notizia desta un certo stupore trattandosi di uno chef stellato e non di un barista di periferia, e cercando lavoratori per il suo ristorante al Mercato Centrale di Milano e non nella sua Sicilia regno del reddito di cittadinanza. “Sono disperato – dice -, non trovo camerieri, le prime domande che mi sento fare ai colloqui sono: posso avere il part time? e posso non lavorare la sera? I ragazzi hanno proprio cambiato mentalità: fino a prima del Covid per loro era importante trovare un impiego, adesso è più importante avere tempo. Non sono disposti a lavorare fino a tarda notte o nei giorni di festa: hanno scelto di mettere al centro della propria vita il tempo”.

E come dargli torto? Del resto parliamo di apparecchiare i tavoli, non di inventarsi ricette e partecipare ai programmi in tv. La Mantia sostiene di essere spesso costretto a servire personalmente i propri clienti e la “colpa” sarebbe il Covid: “Ci ha fatto capire che prima vivevamo in un frullatore senza nemmeno rendercene conto”. Dinanzi a questa presa di coscienza, chi non vive la ristorazione come una vocazione ma solo come un lavoro, ha scelto di abbandonare non essendo disposto a sacrificare la propria vita personale e desiderando realizzarsi come persona anche al di fuori del contesto lavorativo. Ma quanto offre come paga? “Come livello base 22mila euro lordi l’anno, cioè 1300/1400 euro netti al mese, per turni di 8 ore, soprattutto nella fascia 16-24, con straordinari pagati. Ma il fatto di dover essere impegnati fino a mezzanotte li fa scappare”. La paga, comunque, non è così elevata per lavorare in un ristorante di lusso e soprattutto vivere e mantenersi nel capoluogo lombardo.

Di recente pure il collega Alessandro Borghese ha lamentato di non riuscire a trovare personale, perché le nuove generazioni vorrebbero (giustamente) più garanzie rispetto alle precedenti: “Ci si è accorti che non è un lavoro tutto televisione e luccichii, che è faticoso e logorante – ha spiegato Borghese – e mentre la mia generazione è cresciuta lavorando a ritmi pazzeschi, oggi è cambiata la mentalità e chi si affaccia a questa professione vuole garanzie”. L’impressione, a volte, è che questi chef abituati alle code davanti alle loro cucine confondano il desiderio di libertà con una maggiore consapevolezza dei diritti dei lavoratori e la richiesta di adeguate tutele contrattuali.