Roma - Continua il taglio delle forniture da parte della Russia verso l'Italia: a fronte di una richiesta giornaliera di gas da parte di Eni pari a circa 63 mln di metri cubi, Gazprom ha comunicato oggi che fornirà solo il 50% di quanto richiesto. Solo ieri il colosso energetico russo aveva avvertito che avrebbe consegnato solo il 65% delle forniture richieste dalla compagnia italiana. Giovedì il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato che le riduzioni dell'offerta non sono state premeditate e sono legate a problemi di manutenzione, ma il premier Mario Draghi non crede alla spiegazione: «Sia la Germania che noi, e altri, crediamo che queste siano bugie - ha detto -. In realtà stanno facendo un uso politico del gas, come per il grano per uso politico».
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Anche la Germania, che ha subito pesanti tagli ma è messa meglio di noi ad approviggionamenti, ha definito queste giustificazioni “tecnicamente infondate”. Il governo rassicura, sostenendo che al momento non si registrano criticità? Ma per quanto ancora, soprattutto se le strette al rubinetto dovessero continuare fino al blocco totale, come già accaduto in altri paesi europei? Ieri tutta la fornitura di gas russa all'Europa, attraverso l'oleodotto Nord Stream 1, è ulteriormente diminuita e Mosca ha dichiarato che ulteriori ritardi nell’invio dei pezzi di ricambio dal Canada, necessari per la manutenzione, potrebbero portare alla sospensione di tutti i flussi attraverso la pipeline, mettendo così in grave crisi il vecchio continente per le scorte di gas invernali. L'Italia puntava a riempire il sistema di stoccaggio fino al 90% della capacità, in tempo per il prossimo inverno.
Attualmente è al 54% ma la riduzione della dipendenza dalle forniture di Putin, stringendo accordi a destra e a manca e spingendo sulle rinnovabili, purtroppo ancor non basta per farne completamente a meno. Ci siamo sbagliati solo di un mesetto rispetto alla previsione che avevamo fatto a fine aprile, sull’imminente blocco all’export nel nostro Paese. Del resto "non possiamo pensare di fare l'embargo sul petrolio e sul carbone senza che la Russia poi prenda delle contromisure", ha riconosciuto anche il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli - è una conseguenza, non automatica ma comprensibile per quanto tragica, per noi e per Russia però fa parte del gioco delle parti in questo momento". Sulle scorte di gas "stavano già procedendo in maniera rallentata – ha aggiunto -, sono basse rispetto al rischio di interruzione per questo inverno: andiamo incontro a una pericolosa situazione di rischio”.