Per lo stabilimento siciliano, sarebbe stata prevista un'amministrazione temporanea, che allontana il fantasma della chiusura
di Redazione

Roma – Disco verde del Cdm al decreto legge a tutela degli interessi nazionali sui settori produttivi strategici. Il dl consente di sminare il rischio di chiusura della raffineria Isab di Priolo, controllata indirettamente dal colosso russo Lukoil. Per lo stabilimento siciliano, sarebbe stata prevista un’amministrazione temporanea, che allontana il fantasma della chiusura.
Due arterie, una sul settore degli idrocarburi -leggi Lukoil di Priolo- l’altra sul golden power. Il dl approvato dal Cdm questa sera con misure ‘a tutela dell’interesse nazionale nei settori produttivi strategici’ guarda proprio alla raffineria siciliana, sminandone la chiusura. Il provvedimento, spiegano fonti di governo, prevede un’amministrazione temporanea, con un commissario che può essere rinnovato due volte, con la formula 12 mesi più 12. Lukoil ha tempo fino a giugno 2023 per avanzare la richiesta di amministrazione temporanea, altrimenti -viene spiegato- il governo può disporre di ‘procedere d’ufficio’. Il decreto, approvato all’unanimità, ha visto il gioco di squadra dei ministeri dell’Economia, dell’Impresa e del Made in Italy, dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
Soluzione alla tedesca
L’impianto, che fornisce il 20% dei carburanti utilizzati in Italia, appartiene alla russa Lukoil e con l’entrata in vigore, il prossimo 5 dicembre, dell’embargo europeo sul greggio di Mosca, rischia di rimanere velocemente senza materia prima da raffinare. Scartata l’ipotesi, non percorribile, di chiedere una deroga all’embargo, la società verrà posta sotto amministrazione fiduciaria, come fatto da Berlino per alcuni impianti di Rosneft sul suo territorio. Questo dovrebbe mettere le banche in condizione di riprendere ad erogare credito e assicurare i carichi di greggio della raffineria che potrebbe così tornare a rifornirsi anche su altri mercati e non solo da quello russo. La prima ondata di sanzioni aveva infatti precluso alla raffineria la possibilità di acquistare sul mercato lasciandole come unica possibilità quella di affidarsi ai rifornimenti della casa madre.
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