Economia
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07/07/2022 09:41

I bancomat chiudono: -4,4% in Sicilia, sempre meno contante in giro

Con l’aumento dei pagamenti digitali, presto faranno la fine delle cabine telefoniche

di Giuseppe Gaetano

I bancomat chiudono: -4,4% in Sicilia, sempre meno contante in giro
I bancomat chiudono: -4,4% in Sicilia, sempre meno contante in giro

 Roma – Le banche stanno chiudendo sempre più sportelli e ritirare il contante può diventare un’impresa. Due motivi: lotta del governo al cash ed elevati costi, di commissione per i correntisti e di gestione per le banche (anche quelle fisiche hanno ormai esportato tutto il loro business online). Nell’ultimo anno – secondo i numeri di Bankitalia – sono scomparsi in Italia ben 1.831 sportelli bancari e, paradossalmente, i piccoli centri del Sud sono quelli che hanno subito il taglio maggiore. Le filiali sono attualmente 23.480 ma su 7.904 comuni italiani, 2.802 sono senza un ufficio di credito e, di conseguenza, non hanno neanche un bancomat.

Oggi la media nazionale è di una banca ogni 2.522 abitanti. Per forza sono cresciuti i pagamenti digitali! Rappresentano già l’82% delle operazioni al dettaglio e aumenteranno ancora: nel prossimo decennio monete e banconote diventeranno un ricordo, come le vecchie lire. Gli ultimi Atm rimossi saranno quelli di supermercati e centri commerciali, dove fanno ancora comodo; e quelli multifunzione, “succursali” della filiale dismessa. La prima regione per chiusura di sporteli è la Val d’Aosta, che con una percentuale negativa del -6,3% ha visto ridurre le proprie filiali da 79 a 74. Subito dietro la Liguria (-5,8%), in cui sono passate da 677 a 638.

Gradino più basso del podio per l’Abruzzo (-5,7%), dove gli sportelli sono scesi da 526 a 496. Oltre la media spiccano Emilia Romagna (-5,5%), Basilicata (-5,4%) e Sicilia (-4,4%). Tra le meno colpite dal taglio la Puglia (-2%) con una riduzione di sole 22 unità, da 1.077 a 1.055 dell’anno pre Covid. Seguono Trentino (-2,3%) e Lombardia (-2,4%) che, nonostante i 155 sportelli chiusi nel solo 2020, si conferma la regione con più presenza bancaria conservandone ancora 4.699. Il sindacato Fabi Umbria mette in guardia dai pericoli della “debancarizzazione” del territorio che – tra fusioni, spese da tagliare e personale che si ritrova in esubero – contribuisce a spopolare e impoverire molti borghi.