Economia Occupazione

In Sicilia 4.571 lavoratori socialmente utili, su 6mila italiani superstiti

Non solo reddito di cittadinanza, in campagna elettorale ci si ricorda pure dei precari da 24 anni per un'elemosina

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 Palermo - C'erano una volta i lavoratori socialmente utili (Lsu) e 40 anni dopo ci sono ancora, ma a differenza di chi percepisce il reddito di cittadinanza, per l'assegno di sussistenza loro devono fare qualcosa per la collettività. Erano giovani quando nel 1981 per la prima volta fu introdotta questa misura di welfare, ma poiché nel nostro Paese non c'è nulla di più definitivo di ciò che è provvisorio ora hanno i capelli bianchi. Erano disoccupati e in un certo senso, tra un contratto e l'altro, lo sono ancora: vengono impiegati per progetti con durata limitata. Con i contributi versati all'Inps c'è chi ha maturato il diritto alla pensione, e chi la vede come un traguardo molto lontano. Ci si ricorda di loro soprattutto quando si avvicinano le elezioni.

Il quotidiano Il Tempo riporta che la Sicilia, dove tra una decina di giorni si vota per le amministrative, è il loro habitat naturale: in passato hanno proliferato ora ne sopravvivono 4.571 dei 6.048 rimasti in tutta Italia, tutti socialmente utili e percettori di sostegno al reddito da ben 24 anni. Un esercito di "svantaggiati" che a scadenze fisse torna a dipendere dal politico di turno. «Da due decenni siamo un sacca di voto - osserva in anonimato un 55enne messinese, addetto alle pulizie in un sito archeologico - ognuno di noi ha un cugino, uno zio: i nostri voti moltiplicati in famiglia diventano migliaia, e fanno comodo». Nei mirabolanti anni '80 furono un argine alla disoccupazione giovanile nell'Isola: alcuni furono stabilizzati, altri lasciati a bagnomaria.

Negli anni '90, quando alla platea storica si aggiunsero i lavoratori in Cigs e i disoccupati iscritti al collocamento da almeno 24 mesi, si raggiunse la cifra record di 170mila. Nel frattempo si sono sposati, hanno fatto figli, sono nonni. Oggi i 6.048 superstiti si occupano per lo più di decoro urbano: 19 nelle funzioni centrali (ministeri e dipartimenti); 5.680 in Regioni, ex province e Comuni; 280 nella Sanità e 70 nel Comparto autonomo o fuori comparto, che potrebbe voler dire anche Presidenza del consiglio dei ministri. La loro storia è molto diversa da quella dei Forestali, assunti in quantità abnorme manco fossimo in Amazzonia: "sessantunisti", "novantunisti" e "centoottantunisti", con riferimento alle giornate lavorative che si possono fare in un anno.

Gli Lsu sono altro: si collocano agli albori del reddito di cittadinanza, quando per guadagnarsi il sussidio mensile toccava lavorare e sperare in una riconferma. Per dare uno sbocco al mercato del lavoro e svolgere attività a beneficio della collettività, queste persone hanno assunto ruoli diversi negli anni, senza mai incarnare il welfare allo stato puro. Non navigano certamente nell'oro: si occupano di cura e assistenza all'infanzia, portatori di handicap, tossicodipendenti, recupero di edifici a rischio, valorizzazione del patrimonio culturale. Anche chi prende l'rdc chiede di farlo: non che lo Stato non abbia bisogno di tali figure ma per organizzare un milione e passa di percettori occorrono, a loro volta, risorse umane ed economiche.


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