Economia Mercato del lavoro

Non si trovano camerieri e cuochi, tutti col reddito di cittadinanza

Non si trovano camerieri e cuochi, perchè il reddito di cittadinanza è più competitivo del lavoro vero

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/28-06-2022/non-si-trovano-camerieri-e-cuochi-tutti-col-reddito-di-cittadinanza-500.jpg Non si trovano camerieri e cuochi, tutti col reddito di cittadinanza


Anche nel 2022 la storia si ripete. Non si trovano camerieri e cuochi, perchè il reddito di cittadinanza è più competitivo del lavoro vero. 
Sono legate alla cucina le professioni più richieste in turismo e ristorazione per la stagione estiva 2022. La professione di cameriere è la più cercata seguita al secondo posto da quella di assistente alla cucina e al terzo da quella di cuoco. Il barman è al quinto posto e chef de rang al settimo.

E’ quanto emerge da un’analisi dell’Osservatorio Professioni Estive 2022 sull'andamento degli annunci di lavoro nella categoria «Turismo e Ristorazione» di InfoJobs, piattaforma in Italia per la ricerca di lavoro online. I dati rilevati delineano uno scenario positivo e in crescita rispetto allo scorso anno, con un +26% di offerte da parte delle aziende, per un totale di quasi 5.500 annunci nella categoria pubblicati da aprile a metà giugno 2022 sulla piattaforma.

A raccogliere la maggior parte degli annunci è la sottocategoria ristorazione, che da sola conta oltre 4.000 annunci. In crescita anche «Viaggi e Hotellerie», con numeri più piccoli ma offerte interessanti. Novità del 2022 è l’addetto al catering aereo, professione che entra in scena quest’anno nella classifica stilata da InfoJobs. L’addetto alle pulizie delle camere, al primo posto nel 2021, è invece al sesto posto nel 2022, «forse- sottolineano i ricercatori- anche a causa delle stringenti normative igieniche legate alla pandemia». L’animatore turistico è in ottava posizione, seguito da direttore di struttura di ricezione e addetto alla reception, che chiude la top 10. Pizzaiolo e lavapiatti sono poco fuori dalle prime dieci posizioni.

Non è colpa solo del reddito di cittadinanza
C'è chi sostiene invece che i problemi sono iniziati dopo il dimezzamento della Naspi. E con la pandemia i contratti degli stagionali sono diventati sempre più brevi. 
Non è tutta colpa del reddito di cittadinanza o dei giovani bamboccioni se nel turismo non si trova personale. Prova ne è il fatto che il problema non riguarda solo l'Italia. Secondo un rapporto dell'Ela, l'autorità europea del lavoro, i posti vacanti segnalati dai vari Stati membri nel 2021 sono stati oltre 1 milione. Il problema è particolarmente sentito ad esempio in Spagna dove, come ha di recente segnalato "El Pais", gli imprenditori lamentano "una presunta mancanza di vocazione nel settore" mentre i lavoratori denunciano orari interminabili, turni notturni non pagati, tagli salariali e precarietà generalizzata. Tutto il mondo è paese.

La fuga dal lavoro stagionale sarebbe iniziata dopo il dimezzamento del sussidio di disoccupazione deciso dal governo Renzi nel 2015.
Se infatti è vero che la Naspi, introdotta per sostituire Aspi e miniAspi, ha dei requisiti contributivi meno stringenti e in molti casi anche una durata maggiore rispetto ai precedenti sussidi, per gli stagionali la riforma introdotta col Jobs Act è stata indubbiamente un passo indietro. La Naspi viene infatti liquidata per un periodo massimo pari alla metà delle settimane lavorate negli ultimi 4 anni e la legge stabilisce che ai fini della durata non si può tenere conto dei "periodi contributivi che hanno già dato luogo ad erogazione delle prestazioni di disoccupazione". Con la miniAspi il calcolo veniva invece effettuato sugli ultimi due anni di contribuzione. Tradotto con un esempio pratico ciò significa che se prima della riforma un lavoratore con 6 mesi di contributi poteva beneficiare di 6 mesi di indennità, con la Naspi ne percepisce solo tre.

https://www.ragusanews.com/immagini_banner/1701501436-3-bruno.png

A peggiorare le cose ci si è messa la pandemia. Se nel mondo pre-Covid si lavorava anche nei mesi di aprile, maggio e ottobre, con il calo del turismo, "i contratti partono da metà maggio-inizio giugno e finiscono a metà settembre".

Così un lavoratore non può mantenere una famiglia
Così la vita degli stagionali si è fatta sempre più precaria. Chi ha sempre fatto le stagioni ha iniziato ad abbandonare questa attività lavorativa perché con 3 mesi di lavoro e un mese e mezzo di sussidio un lavoratore non può mantenere una famiglia, non ce la fa. Pian piano gli stagionali, anche stranieri, hanno iniziato a cercarsi un lavoro più stabile in grado di garantirgli una sicurezza economica e i giovani non sembrano disposti a raccogliere il testimone dei lavoratori che lasciano.


© Riproduzione riservata