Il triste contributo del Covid alle casse dell'Inps e il ruolo decisivo dei migranti nella previdenza italiana
di Giuseppe Gaetano
Roma – “Gli extracomunitari contribuiscono per 10,8 miliardi di contributi, su un monte complessivo di 160 miliardi: a fronte di ciò, fruiscono di prestazioni pensionistiche per appena 1,2 miliardi su circa 100 miliardi erogati dall’Istituto”. Così Pasquale Tridico, presidente Inps, sottolineando come gli immigrati “contribuiscano di più al mercato del lavoro di quanto ricevano in termini di prestazioni pensionistiche e non”. Un dato di cui tener conto, forse, nel dibattito attuale sullo ius scholae.
“Le pensioni eliminate in Italia nel primo anno di pandemia sono cresciute del 15,4%, mentre il dato triennale è pari all’8,2% – aggiunge a proposito dello stato generale della previdenza italiana -. Il trend delle pensioni vigenti, sia in Italia che all’estero è in diminuzione già da diversi anni. Negli ultimi due, purtroppo, ha inciso anche la pandemia”. Un risultato scontato: proseguendo ad aumentare l’età pensionabile, cresce la probabilità di morire prima o subito dopo l’uscita dal lavoro. Il fatto che l’età media si sia allungata, non significa che tutti arrivino a 65-70 anni in splendida forma.
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