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Sicilia, quanto mi costi: tutti i prezzi “drogati” al dettaglio

Inflazione dopata con la scusa della guerra, ecco lo scontrino della spesa

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 Ragusa - I pomodori verdi 3 euro al chilo al mercato, 4 per "cuori di bue" e ciliegini, almeno 5 i datterini. Un chilo di arance o broccoletti minimo 2 euro, 4 il cavolfiore. In media. Con la scusa della guerra, il 6,8% di inflazione toccato a marzo dalla Sicilia (+1,5 su febbraio) rappresenta il dato regionale più alto d’Italia. A Pasqua, per i portafogli di tanti isolani, ci sarà poco da festeggiare. Pure le sfince di San Giuseppe sono aumentate di un euro dall'anno passato. Lo scontrino stampato dall’Istat riporta: pane e cereali +9% rispetto al 2021; oli e grassi +14,3; vegetali +12.

I numeri danno il metro di una galoppata che da più parti inizia a essere considerata "dopata". A febbraio 2021 il prezzo dell’energia era sceso dello 0,4%; 12 mesi dopo s’è impennato a +66,8: come ha fatto, da dicembre, a crescere di quasi 20 punti al mese? Eppure al momento non si registra alcuna penuria di gas, anzi è l'unico settore non colpito dalle sanzioni contro la Russia. Troppo per le associazioni dei consumatori, anche alla luce di eventuali rischi per l'approvvigionamento futuro. Secondo alcuni media addirittura non si troverebbe più pesce sull’Isola, a causa dei rincari del gasolio.

I pm di Roma stanno provando a stanare le speculazioni dall’ombra - specie sul record dei carburanti, che si riflette sull’alimentare - visto che in Paesi vicino come Malta i prezzi alla pompa sotto rimasti sempre ben sotto i 2 euro al litro. Lo stesso per il grano tenero: è vero che l'Ucraina è il primo esportatore mondiale, tuttavia le circa 250mila tonnellate importate nel nstro Paese pesano per meno del 5% sul totale del fabbisogno nazionale, eppure il prezzo nell'ultimo mese è cresciuto del 33.

Per finire, appunto, i dolci: Confcommercio Sicilia stima che tutti - a cominciare da colombe, uova di cioccolato e pecorelle di martorana - siano aumentati del 20%. Qui pesano soprattutto materie prime (farina, mais, latte, uova, zucchero, burro) e trasporti. I compensi di agricoltori e allevatori, però, restano gli stessi e non coprono le spese. Ogni punto della filiera interpellato respinge, naturalmente, l’accusa che la speculazione s’insinui nel suo anello.

"Rischiamo un effetto simile a quello sperimentato all'epoca del change over dell'euro, quando alcuni prodotti hanno registrato aumenti anche del 400% - spiega oggi a Repubblica il prof. Giovanni Ferri, ordinario di Economia Politica alla Lumsa -. Grano e carburanti si acquistano con contratti di lungo periodo, dunque è impossibile che già pesino sul prodotto finito. I rincari porteranno di certo ad un aumento dei profitti di produttori e distributori" tuttavia è una politica miope perché "ci sarà una contrazione della domanda". A chi venderanno la loro merce se i clienti avranno le tasche sempre più vuote?


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