Attualità
|
04/12/2007 00:00

Empire State Cuffaro

di Redazione

Al confronto Prada, Armani e Gucci sembrano quasi dei poveracci. Negozianti che hanno risparmiato sulle vetrine e sui metri quadri. Forse solo il prossimo show-room parigino di Roberto Cavalli, in via di allestimento al Faubourg Saint Honoré, sarà più grande. Già, perché gli 850 metri quadri su due piani di Casa Sicilia al numero 98 di Boulevard Hausmann, angolo rue d’Anjou, sono un vero splendore. Per trovare una ‘maison’ così ampia e prestigiosa nella zona compresa tra l’Opera e il Louvre, bisogna proseguire su rue d’Anjou per altri tre isolati e arrivare all’insegna di Louis Roederer, quelli delle bollicine più famose del mondo. Certo, quelle cinque vetrine lunghe 30 metri ‘made in Sicily’ potrebbero avere un’aria meno paesana. Perché sono state riempite di carretti, ceramiche, pupi, biscottini, fichi d’india e un cavalletto con il gonfalone dell’assessorato regionale Cooperazione, artigianato, commercio e pesca. Tocco di burocratica eleganza che chissà che cosa comunica ai distratti passanti parigini. Mancano solo le coppole, verrebbe da pensare. Ma basta entrare ed eccole in vendita a 50 euro l’una.

Benvenuti a bordo del surreale carretto delle Case Sicilia, ambasciate della Trinacria nel mondo. Ultima frontiera della grandeur voluta dal presidente Salvatore Cuffaro. Sedi sparse a New York, Montreal, Parigi e Tunisi. Prossime aperture a Sofia, Shanghai, Toronto e Zurigo. Tutto grazie a una legge regionale del 2002 che consente di allestire rappresentanze con il marchio Casa Sicilia, in convenzione con soggetti pubblici o privati. Si parte con un finanziamento che di solito non supera il mezzo milione, ma poi non c’è limite alla copertura di spese “per singoli eventi”.

Una visitina a Casa Sicilia Parigi aiuta a capire se queste strutture sono davvero un ponte non solo turistico, ma anche commerciale, verso la ‘Trinacria felix’ di Cuffaro. Basta spacciarsi per il socio italiano di un grande ristoratore della Savoia, interessato a un contatto diretto con le tonnare di Sicilia, per innescare la grande gentilezza di

Antonio La Gumina. In ‘negozio’ ci sta direttamente lui, presidente di Casa Sicilia, ex funzionario del Banco di Sicilia a Parigi e fino a pochi mesi fa presidente della camera di commercio italo-francese. Si lascia scappar detto che “le tonnare sono praticamente finite perché lavorano solo per i giapponesi”, poi si riprende e dice di conoscere bene il presidente del Consorzio del tonno. Per essere messi in contatto con il consorzio, però, bisogna aspettare che torni il direttore commerciale di Casa Sicilia, “perché sa, io sono sostanzialmente un uomo di banca”. Di fare affari, comunque, c’è davvero bisogno. La Gumina ci tiene a dire che Casa Sicilia è una società privata e improvvisa una joint-venture senza neanche chiedere un biglietto da visita: “Potremmo fornirvi dei prodotti freschi con il marchio Casa Sicilia; pesce, ma non solo. Pensi che giorni fa abbiamo fatto arrivare la caponata per un ricevimento qui a Parigi”.

Proviamo con il turismo culturale, chiedendo il programma della prossima stagione lirica del Massimo di Palermo. A Casa Sicilia non c’è, ma ci viene offerto di partecipare (una settimana dopo) alla presentazione parigina della stagione del Bellini di Catania. La netta sensazione è che la festosa inaugurazione che il 3 settembre del 2004 portò Cuffaro in Boulevard Hausmann a tagliare il nastro sia l’unico bel ricordo. Per rendersene conto basta sfogliare i bilanci di Casa Sicilia Spa, sede legale a Catania in via Galermo. In tre anni ha messo insieme 900 mila euro di perdite e al 31 dicembre 2006 ha accumulato debiti per 1.493.834 euro (tutti a breve scadenza). L’ultimo esercizio è stato chiuso con oltre 400 mila euro di perdite su 252 mila di fatturato. La società risulta controllata da La Gumina per il 36,7 per cento e da due società editoriali catanesi, la Sige e la Domenico Sanfilippo, con il 22,15 per cento ciascuna. Quanto ha speso la Regione Sicilia per la vetrina parigina? Circa 350 mila euro per lo start-up e altre centinaia di migliaia come contributo a singoli ‘eventi’. Tirare le somme è difficile, grazie al meccanismo fanta-privatistico della legge.

 

 

 

 

 

Sull’altra sponda dell’Atlantico, l’indirizzo è uno di quelli che i newyorchesi che possono esibiscono come un alloro sul biglietto da visita: 350 Fifth Avenue 36th floor, suite 3600. Un appartamento da 400 metri quadrati al trentaseiesimo piano dell’Empire State Building in subaffitto dall’Alitalia. L’ufficio è stato aperto all’inizio del 2006 con i soldi anticipati dalla Regione. Si tratterebbe di 150 mila euro, è stato scritto, ma non conferma cifre il presidente Gaetano Cipolla, siciliano, professore di italiano alla S. John’s University nel Queens. Alla cerimonia del 13 dicembre avevano partecipato Cuffaro e anche il sindaco di Catania Umberto Scapagnini che ha un legame particolare con Casa Sicilia: suo figlio Marco è il vicepresidente dell’associazione ed è stato fino a oggi il vero gestore, mentre Cipolla ha rappresentato l’anima per così dire ‘culturale’. Meno di un anno dopo, l’ufficio è stato ridimensionato. “Ci siamo dovuti stringere e i locali rimasti servono come deposito mobili”, ammette Cipolla. Un deposito lussuoso, nel grattacielo più famoso del mondo. E infatti chi sale al 36esimo piano dell’Empire trova la porta chiusa. Non c’è, ad accogliervi, la segretaria di Casa Sicilia che fino a pochi mesi fa Marco Scapagnini presentava come ‘la sua fidanzata’. Il sito web (www.casasicilia.us) non viene aggiornato da mesi, e al numero telefonico indicato risponde una società di telecomunicazioni. È forse conclusa l’esperienza di Casa Sicilia a New York? “Abbiamo avuto problemi, stiamo attraversando un periodo di riorganizzazione”, dice Cipolla. Ma in realtà in questi due anni a New York Casa Sicilia è passata quasi inosservata. All’Istituto di Cultura non ricordano contatti. E all’Enit (istituto per la promozione turistica dell’Italia) ricordano solo di aver recentemente invitato Casa Sicilia a un’iniziativa a cui hanno aderito altre Regioni, senza ricevere risposta. Alla fine, Cipolla rivela che la sede ufficiosa di Casa Sicilia è ora il suo ufficio alla St. John’s University.

Nel frattempo Casa Sicilia prova a far parlare di sé in Canada, con una nuova sede aperta a Montreal nel Centro Leonardo. Il responsabile è Robert Zambito, che il 13 novembre 2006 ha firmato una convenzione con la Regione Sicilia in rappresentanza di se stesso. A Montreal, Zambito fa l’agente immobiliare ed è consigliere municipale di una lista civica, ma in Sicilia ha mantenuto solidi rapporti con i politici locali, tanto che alle scorse elezioni politiche fu candidato come rappresentante per il Nord e Centro America nelle liste di Forza Italia. La sua amicizia con Cuffaro ha fatto il resto. “Ho assunto la responsabilità di Casa Sicilia su me stesso, e ho fatto venire l’amico Giuseppe Priolo ad aiutarmi”, racconta. In Canada c’è una fitta rete di associazioni fondate da emigrati che contano sugli aiuti della madre patria. A Toronto, per esempio, c’è Angelo Barone, siciliano e presidente del Delia Social Cultural Center che dice: “Ho incontrato Cuffaro, mi ha abbracciato e mi ha promesso di dare anche a me i soldi per aprire Casa Sicilia a Toronto. A Montreal Zambito ha avuto 50 mila euro. Ma poi non ho più saputo niente”. La somma ricevuta da Zambito è solo un primo finanziamento per aprire gli uffici, comprare mobili e pc. “Prendiamo una provvigione sul lavoro che facciamo: per esempio la Regione ci ha dato 18 mila euro per un convegno sulla dieta mediterranea”. In quella occasione, dalla Sicilia sono arrivati due cardiologi, Giovanni Ruvolo e John Forte.

La bandiera giallorossa della Sicilia sventola anche a Tunisi, nel cuore della Medina. Qui, Casa Sicilia è in un bel palazzo che fu sede del capitano delle guardie del bey, l’antico principe tunisino. Al primo piano, l’immancabile esposizione di ceramiche, costumi tradizionali, pupi. Qui Casa Sicilia è stata affidata alla Fondazione Orestiadi. Si tratta di una presenza marcatamente culturale e fare chiarezza sulle cifre impegnate è ancora più difficile perché qui siamo nel limbo contabile delle onlus. Dal 5 all’11 marzo scorso, Casa Sicilia ha organizzato la manifestazione ‘Sapori e saperi del sud, appuntamento con la Sicilia’. Una settimana di film, mostre e concerti, conclusa da uno spettacolo di pupi della compagnia di Turi Grasso.

 

 

Sull’altra sponda dell’Atlantico, l’indirizzo è uno di quelli che i newyorchesi che possono esibiscono come un alloro sul biglietto da visita: 350 Fifth Avenue 36th floor, suite 3600. Un appartamento da 400 metri quadrati al trentaseiesimo piano dell’Empire State Building in subaffitto dall’Alitalia. L’ufficio è stato aperto all’inizio del 2006 con i soldi anticipati dalla Regione. Si tratterebbe di 150 mila euro, è stato scritto, ma non conferma cifre il presidente Gaetano Cipolla, siciliano, professore di italiano alla S. John’s University nel Queens. Alla cerimonia del 13 dicembre avevano partecipato Cuffaro e anche il sindaco di Catania Umberto Scapagnini che ha un legame particolare con Casa Sicilia: suo figlio Marco è il vicepresidente dell’associazione ed è stato fino a oggi il vero gestore, mentre Cipolla ha rappresentato l’anima per così dire ‘culturale’. Meno di un anno dopo, l’ufficio è stato ridimensionato. “Ci siamo dovuti stringere e i locali rimasti servono come deposito mobili”, ammette Cipolla. Un deposito lussuoso, nel grattacielo più famoso del mondo. E infatti chi sale al 36esimo piano dell’Empire trova la porta chiusa. Non c’è, ad accogliervi, la segretaria di Casa Sicilia che fino a pochi mesi fa Marco Scapagnini presentava come ‘la sua fidanzata’. Il sito web (www.casasicilia.us) non viene aggiornato da mesi, e al numero telefonico indicato risponde una società di telecomunicazioni. È forse conclusa l’esperienza di Casa Sicilia a New York? “Abbiamo avuto problemi, stiamo attraversando un periodo di riorganizzazione”, dice Cipolla. Ma in realtà in questi due anni a New York Casa Sicilia è passata quasi inosservata. All’Istituto di Cultura non ricordano contatti. E all’Enit (istituto per la promozione turistica dell’Italia) ricordano solo di aver recentemente invitato Casa Sicilia a un’iniziativa a cui hanno aderito altre Regioni, senza ricevere risposta. Alla fine, Cipolla rivela che la sede ufficiosa di Casa Sicilia è ora il suo ufficio alla St. John’s University.

Nel frattempo Casa Sicilia prova a far parlare di sé in Canada, con una nuova sede aperta a Montreal nel Centro Leonardo. Il responsabile è Robert Zambito, che il 13 novembre 2006 ha firmato una convenzione con la Regione Sicilia in rappresentanza di se stesso. A Montreal, Zambito fa l’agente immobiliare ed è consigliere municipale di una lista civica, ma in Sicilia ha mantenuto solidi rapporti con i politici locali, tanto che alle scorse elezioni politiche fu candidato come rappresentante per il Nord e Centro America nelle liste di Forza Italia. La sua amicizia con Cuffaro ha fatto il resto. “Ho assunto la responsabilità di Casa Sicilia su me stesso, e ho fatto venire l’amico Giuseppe Priolo ad aiutarmi”, racconta. In Canada c’è una fitta rete di associazioni fondate da emigrati che contano sugli aiuti della madre patria. A Toronto, per esempio, c’è Angelo Barone, siciliano e presidente del Delia Social Cultural Center che dice: “Ho incontrato Cuffaro, mi ha abbracciato e mi ha promesso di dare anche a me i soldi per aprire Casa Sicilia a Toronto. A Montreal Zambito ha avuto 50 mila euro. Ma poi non ho più saputo niente”. La somma ricevuta da Zambito è solo un primo finanziamento per aprire gli uffici, comprare mobili e pc. “Prendiamo una provvigione sul lavoro che facciamo: per esempio la Regione ci ha dato 18 mila euro per un convegno sulla dieta mediterranea”. In quella occasione, dalla Sicilia sono arrivati due cardiologi, Giovanni Ruvolo e John Forte.

La bandiera giallorossa della Sicilia sventola anche a Tunisi, nel cuore della Medina. Qui, Casa Sicilia è in un bel palazzo che fu sede del capitano delle guardie del bey, l’antico principe tunisino. Al primo piano, l’immancabile esposizione di ceramiche, costumi tradizionali, pupi. Qui Casa Sicilia è stata affidata alla Fondazione Orestiadi. Si tratta di una presenza marcatamente culturale e fare chiarezza sulle cifre impegnate è ancora più difficile perché qui siamo nel limbo contabile delle onlus. Dal 5 all’11 marzo scorso, Casa Sicilia ha organizzato la manifestazione ‘Sapori e saperi del sud, appuntamento con la Sicilia’. Una settimana di film, mostre e concerti, conclusa da uno spettacolo di pupi della compagnia di Turi Grasso.

di F. Bonazzi ed E. Pedemonte
Da L’Espresso