di Redazione
Con la presentazione del comitato promotore del Partito democratico, Ds e Margherita iniziano a scrivere il loro ultimo capitolo. Nella sala del resort «Poggio del Sole» non si respirava ieri un clima di nostalgia. A prevalere era piuttosto il desiderio di accelerare un processo che per il centrosinistra ragusano assume il sapore dell’unica e ultima carta da giocare.
Giuseppe Digiacomo, che con i Ds ha sofferto non poco questo passaggio, trova subito le parole per ricaricare d’entusiasmo le batterie di una coalizione abituata ormai solo a perdere: «Il Partito democratico è la speranza del popolo che ha fatto grande il centrosinistra».
Nella sala, parsa troppo piccola per l’evento, si incrociano le contraddizioni del passato e del presente e qualche segnale di novità. La partecipazione delle donne è stata sempre una caratteristica del centrosinistra. Sul tavolo della presidenza, accanto a Digiacomo, prendono posto Venerina Padua, presidente provinciale della Margherita, e Lamiya Erryfy, una giovane marocchina, da qualche mese nella nostra provincia, chiamata a rappresentare l’area esterna ai due partiti fondatori.
Le ripetute sconfitte hanno trasformato Ds e Margherita nel partito degli ex. In sala ci sono ex deputati (Antonio Borrometi, Gianni Caruano, Sebastiano Gurrieri, Francesco Aiello), ex sindaci (Giorgio Massari, Saverio Terranova, Corrado Roccaro), ex presidenti (Tuccio Di Stallo), ex amministratori. «Il Pd – tuona Digiacomo – non sarà però il partito dei trombati ma il partito di una nuova classe dirigente che nascerà dall’entusiasmo dei tanti giovani che si avvicinano all’impegno politico». Ai dirigenti dei partiti di oggi Digiacomo suggerisce un compito: «Non mortificare lo spirito e l’entusiasmo del popolo del centrosinistra».
La platea dei componenti del comitato promotore (92 in tutto) è variegata. C’è chi continua a preferire l’Udc ai Ds e chi è attratto più da Rifondazione che dalla Margherita. Scorrendo la lista dei soggetti provenienti dalla società civile si trovano molti ex dirigenti di Ds e Margherita che hanno lasciato per incomprensioni varie i partiti d’origine e cercano ora nuovi spazi di partecipazione. Ci sono anche Giuseppe Nicosia e Gianni Caruano che accoglierebbero con qualche timore l’offerta di una tazzina di caffè. C’è chi crede sinceramente nel Partito democratico e chi, per ora, ci spera soltanto. «C’è soprattutto – afferma Venerina Padua – la voglia di buona politica, il desiderio di riscoprire l’impegno sociale e la passione civile. Vedo tanta gente che si vuole riappassionare alla politica e per questo sono contenta di aver spalancato le porte alla società civile. Solo così può entrare aria nuova. Questo Partito democratico è davvero un bellissimo segno di speranza».
Ds e Margherita sono giunti a questo appuntamento sfibrati da polemiche e scissioni che hanno portato in piazza tutto il malessere di cui soffre il centrosinistra ragusano. A pagarne maggiormente le conseguenze sono stati i Ds che, proprio ieri, hanno visto altri sedici dirigenti (di Vittoria) prendere vie non riconducibili a quelle del partito. Due giorni prima la stessa scelta aveva terremotato ciò che era rimasto in piedi dell’unione comunale di Ragusa dopo lo tsunami del congresso. «Il Partito democratico – si è sfogato Digiacomo – nasce grande malgrado noi. Non si può mortificare lo spirito e l’entusiasmo di chi crede nel centrosinistra. Dobbiamo imparare a stare zitti quando c’è da stare zitti». L’applauso che ha sottolineato questo passaggio è emblematico di come la base viva quei problemi di equilibri e visibilità che angustiano i dirigenti.
Da oggi il Partito democratico può iniziare a pensare alle elezioni del 14 ottobre e a come recuperare i rapporti ormai allentati con il mondo cattolico, con i lavoratori, con le imprese, con l’associazionismo e il volontariato sociale: un patrimonio di valori ed esperienze che, almeno in provincia di Ragusa, i dirigenti di Ds e Margherita non hanno saputo coltivare. Svegliandosi con il centrodestra al 70 per cento dei consensi.
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