Improvvisazione e rigore
di Redazione


Vittoria – Scoglitti, c’è una piazza gremita di gente incantata, c’è un piccolo palco, la scenografia è essenziale, E poi c’è lui Eugenio Finardi.
Nessun effetto speciale, se non la forza delle sue canzoni e l’intensità della sua voce. Un’ anima blues, una voce nera e raffinata stupiscono quanti non hanno molta dimistichezza con il suo repertorio.
Ad accompagnare il cantautore nei pezzi blues, una band inedita, i Konrad’s Crew, che con l’armonica di leonardo Triassi, affiancato dagli altrettanto bravi musicisti Marco Corrao (chitarra), Alberto Petrigno (contrabbasso) Michele Virga (batteria), hanno contribuito ad arricchire ulteriormente il concerto.
Il gusto rock e blues iniziale del concerto cede poi il passo a ballate di notevole profondità e la canzone Nights in White Satin dei Moody Blues anticipa le successive sonorità tutte italiane del cantautore Milanese, dove i momenti solisti di chitarra e voce, rivelano l’ indiscusso talento e la capacità di misurarsi con temi importanti, addolciti dalla sua sensibilità poetica.
Dopo aver rotto il ghiaccio con “non voglio esser solo”, Finardi trasforma il concerto in un intimo dialogo con il pubblico, dove l’improvvisazione si sposa con il rigore dell’interpretazione e non lascia nulla al caso anche quando si concede alle richieste di interpretare alcuni dei suoi più famosi pezzi come l’indimenticabile Extraterrestre, e ancora La prima volta che ho fatto l’amore o La Radio. Il diaologo si fa più intenso quando il cantautore racconta gli aneddoti di vita vissuta, che lo portarono a comporre la famosa Dolce Italia, scritta durante un viaggio in Massachusetts, dopo la nascita della figlia. Non un concerto, ma un percorso di vita, dove oltre all’artista, è l’uomo quello che il pubblico di Scoglitti ha potuto ascoltare ed applaudire.
Ad aprire il concerto Giuseppe Guarnieri.
Foto di Federica Mascolino
© Riproduzione riservata