Riceviamo e pubblichiamo
di Giovanni Mariotta


Ragusa – Spett. Redazione,
è incredibile, ma assolutamente reale, rilevare come la percezione della diffusione del contagio epidemico sia legata a fattori di persuasione
esterna che non ai dati scientifici.
Da ieri, tutti in giro, liberi di trascurare gli obblighi nell’uso delle mascherine ed il rispetto del distanziamento, nella convinzione che ormai il virus è sconfitto (o che comunque non riguardi noi!).
Purtroppo, terminata la fase 1, quando in pochi potevano avanzare richieste di aperture anticipate, se non a rischio di predere futuri consensi elettorali, la pressione dei governatori delle varie regioni (e quasi mai dei sindaci che nella quotidianità dovranno poi gestire le scelte piovute dall’alto), mossi nella stragrande maggioranza dei casi dalle pressioni dei grandi gruppi industriali e finanziari di fatto
mascherate dalla preoccupazione per i piccoli imprenditori, artigiani e commercianti, ha costretto il governo centrale a mettere da parte le remore, più che giusticate, della comunità scientifica, la quale continua ad affermare che i dati per poter stabilire un’eventuale ripresa del contagio non arriveranno mai in tempo per correggere, eventualmente, in tempo la rotta.
Questo nuovo clima di euforia senza giustificazioni ha dovuto comunque fare i conti con un lavaggio di coscienza collettiva assolutamente dovuto, e cioè il necessario doversi dimenticare del vecchi “angeli” della sanità, coloro che in prima linea hanno sacrificato le loro esistenze per poterci garantire una faticosa ma progressiva uscita dall’emergenza sanitaria, decantati ed inseriti in qualsiasi spot commerciale della fase 1, applauditi ed osannati dai comuni cittadini che, magari, fino a qualche mese prima li criticavano, a volte li denunciavano e, di tanto in tanto, li picchiavano, come responsabili principali del fenomeno della malasanità.
Adesso, con malcelata discrezione, sono stati un po’ messi da parte da tutti: dai provvedimenti del governo che non riconosce i bonus promessi per chi ha operato nell’emergenza, dai nuovi spot televisivi e, soprattutto, dai cittadini che, con i loro comportamento irresponsabili, potrebbero rimettere a rischio le vite di medici, infermieri e personale ausiliario se l’epidemia dovesse rialzare la testa.
E se non possiamo fare tantissimo per far avere loro la giusta ricompensa economica per il sacrificio profuso, se non possiamo
convincere le agenzie di pubblicità a rimetterli al centro dei loro messaggi, quanto meno proviamo con impegno a non essere la causa di una nuova strage di operatori sanitari. Adattiamo i nostri comportamenti sociali a questo obiettivo. Perchè i nostri cari angeli vanno al fronte, noi, in molti casi, nemmeno nelle retrovie.
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