di Redazione

Roma, 12 gen. La differenza tra il caso Fca e il caso Volkswagen e’ che il software presente nei motori diesel del costruttore tedesco denunciava livelli di emissioni piu’ bassi di quelli reali durante i test per poi funzionare normalmente in fase di marcia. Il sistema Scr presente nei motori della Grand Cherokee e della Dodge Ram 1500 invece funzionava sempre allo stesso modo e il diverbio con l’Epa e’ stato di carattere tecnico, laddove la Volkswagen ha ammesso di aver inserito il ‘defeat device’ nei motori con un intento fraudolento. E’ la ricostruzione fornita in conference call dall’ad di Fca, Sergio Marchionne, dopo che l’Environmental Protection Agency degli Stati Uniti ha accusato il costruttore per la presunta presenza nei motori diesel di 104 mila vetture di un software in grado di aggirare controlli sulle emissioni. L’indagine, afferma Marchionne, ‘non ha niente a che fare con il problema che avuto Volkswagen qui in America’ dove il software operava in un modo ‘durante il ciclo di test per omologare le vetture e in un altro al di fuori’. Il defeat device di Volkswagen, ricorda ancora il manager, ‘funzionava per fare due cose diverse: per distinguere dalle operazioni normali e le operazioni di di collaudo; la vettura nostra si comporta allo stesso modo sul banco di prova e in strada’. In sostanza, secondo Marchionne, l’Epa ha ritenuto che i modelli Fca incriminati non rispettassero i requisiti tecnici, non che Fca intendesse frodare i controlli .
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