Attualità
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14/03/2013 12:26

Francesco, il Papa delle prime volte

Il Pontefice che parla al "popolo"

di Matteo Durante

Papa Francesco a bordo della Phaeton: "Troppo lussuosa"
Papa Francesco a bordo della Phaeton: "Troppo lussuosa"

Dicono che ci abbia messo un po’ più di un’ora – dalla fumata bianca delle 19,06 all’epifania dalla loggia di San Pietro  alle 20.09 – perché per prima cosa (dopo la cerimonia di sottomissione dei fratelli Cardinali, la preghiera nella Stanza delle lacrime e la vestizione) abbia voluto sentire e omaggiare il suo predecessore, vivo ed emerito, Benedetto XVI.

Una telefonata al predecessore: è la prima volta che succede.  Ed è la prima volta che succede che il predecessore abbia seguito in tv l’elezione del suo successore



Ecco, la prima volta. Forse è dentro questa dimensione di “prima volta”, di sorpresa, di primato e di novità… che va letta l’elezione al Soglio pontificio di Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco. Francesco I, appunto.

 

La prima volta di un gesuita vestito di bianco. La prima volta di un Papa che provenendo dalla potente Compagnia di Gesù, sceglie come nome quello del Patrono d’Italia e poverello d’Assisi. Il segno, certamente, di un modo nuovo di concepire il suo mandato: umile, povero, riformatore  e lieto. E se un prete (vescovo e cardinale) come Bergoglio (qui la sua biografia e qui un suo ritratto) – che concepisce l’attività della Chiesa e dei suoi servitori come azione quotidiana di evangelizzazione per le strade più che come gestione burocratica e finanziaria tra le stanze delle Curia romana o dei palazzi vescovili – allora si può dire di essere di fronte a qualcosa di veramente nuovo. Anche per l’istituzione vaticana. D’altronde il Cardinal Bergoglio è abituato a cucinarsi da solo, a non riconoscersi lussi e privilegi e a vivere in  un normale appartamento.

 

La prima volta di un Papa non europeo. La prima volta di un Papa sudamericano. Certo, Papa Bergoglio vanta lontane origini piemontesi (astigiane, per la precisione), ma è  arcivescovo di Buenos Aires. E i barrios della capitale argentina sono per lui luoghi cari, visitati migliaia di volte, con preti e suore, e raggiunti a bordo di un autobus o in metropolitana.

 

Un papa Latino-americano. Per la prima volta. “Vengo quasi dalla fine del mondo”, ha detto subito in piazza San Pietro. Francesco I è cioè figlio di quella parte centro-meridionale del continente americano che sta crescendo positivamente, sotto tutti i punti di vista: economicamente, culturalmente, socialmente, politicamente.

Perché qui, nel continente sudamericano, si concentra (tra Brasile, Messico e Argentina) più del 40% dei fedeli di Santa Romana Chiesa, passati da 70 a 450 milioni in poco più di 15 anni. Perché qui si parla la lingua più diffusa al mondo. Perché gli Stati del Sud America sono quelli che, in questi ultimi 20 anni, hanno compiuto i passi più significativi verso il progresso. Anche politico.

In Brasile, dopo il sindacalista Lula, ora governa un’economista di stampo socialista come Dilma Rousseff. In Bolivia presiede un altro sindacalista, Evo Morales, che negli incontri diplomatici ama indossare il tipico maglione degli indigeni boliviani e che ha da poco inserito nella Costituzione il principio dell’acqua come bene pubblico. Il Venezuela sta ancora piangendo la scomparsa di Hugo Chavez: personaggio enigmatico, agli occhi delle diplomazie occidentali, ma che in patria si è fatto amare per aver promosso la sua visione di socialismo democratico e  una politica in proiezione anti-imperialistica e anti-liberista. In Uruguay governa José “Pepe” Mujica che non possiede un conto in banca, vive con poco più di 800 euro (devolvendo il resto ai più poveri) e ha scelto di abitare nella sua vecchia fattoria.

 

Da qui viene Papa Francesco I. Da questa società che sta cambiando, si sta rinnovando, sta crescendo. Anche tecnologicamente. E appunto, Papa Bergoglio è il primo che ha voluto che l’indulgenza plenaria fosse diffusa e valida anche per i fedeli collegati a San Pietro, per via digitale e virtuale (tramite internet e i social network, insomma).

 

Con Francesco I è la prima volta di un Papa che si presenta ai fedeli come semplice Vescovo di Roma. Dando segno di una volontà precisa: il recupero di quella collegialità (tra i vescovi in primis e poi tra vescovi e fedeli) e di quell’ecumenismo, nella gestione della Chiesa. Seguendo cioè il prezioso testamento di un altro gesuita, studioso profondo e aperto progressista: quel Carlo Maria Martini che nel Conclave del 2005 – secondo le ricostruzioni dei vaticanisti – dirottò proprio su Bergoglio le preferenze che i Cardinali espressero nei suoi confronti (si dice che poi lo stesso Cardinale argentino preferì “fare un passo indietro” lasciando spazio a Joseph Ratzinger.

Collegialità e condivisione che serviranno a Papa Francesco I anche, e soprattutto, per mettere ordine negli scottanti dossier (carrierismo, finanza e copertura dei gravi atti di pedofilia) di fronte ai quali, invece, Papa Benedetto XVI si è trovato solo. Solo fino allo sfinimento e all’abbandono…

 

La prima volta di un Papa che, con una parlata musicale e calda (dopo 35 anni di spigoloso accento nordico), usa la parola “popolo” e al popolo, prima di impartire la sua benedizione, si inchina per ricever la forza, il sostegno e il bastone della  guida pastorale.

 

Francesco: il Papa delle prime volte. E con tutti questi “primati” vuol dire che la strada di rinnovamento, tanto desiderata per la Chiesa cattolica (e tanto agognata anche in politica e nella società), è per la prima volta, davvero, aperta e percorribile?

 

 

 

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Nelle foto di stamane, Papa Francesco sale sulla Phaeton donata dalla Volkswagen a Benedetto XVI