Risarcimento da 6.600 euro
di Redazione
Padova – Prima dell’udienza preliminare della scorsa settimana, nel corso della quale si è difeso dall’accusa di peculato, l’ex prefetto Francesco Messina ha risarcito lo Stato dei 6.600 euro che – secondo la procura euganea – sarebbero il danno erariale causato dall’uso delle auto di servizio al di là delle occasioni istituzionali nelle quali è previsto. Il particolare del risarcimento è emerso nel corso dell’udienza e Messina, assistito dal suo legale, l’avvocato Alberto Berardi, ha spiegato come sia stata una scelta dettata dal suo alto senso delle istituzioni, per rimettere spontaneamente alla sua amministrazione al centesimo l’intero danno contestatogli dal pubblico ministero Benedetto Roberti. Un risarcimento che, ha precisato, non deve suonare come un’ammissione di responsabilità perché l’accusa di peculato, ha fatto sapere in aula, lui la respingerà fermamente nel corso dell’eventuale processo. L’udienza preliminare è stata poi rinviata al 14 novembre quando il giudice dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio inoltrata dalla procura padovana.
All’ex prefetto, trasferito al Viminale dopo il presunto scandalo e “collocato a disposizione con incarico in materia di prevenzione amministrativa antimafia a Roma”, si leggeva nella nota con cui, a settembre 2024, si comunicava il trasferimento di Messina a Roma, sono stati contestati 53 episodi nell’arco di tempo dal luglio 2023 al settembre 2024.
Secondo l’accusa avrebbe utilizzato le Audi A3 in dotazione alla Prefettura e gli autisti (agenti della Questura di Padova) per scopi illegittimi e interessi personali, come andare dal sarto fino in Campania oppure a Monza per seguire il Gran premio di Formula 1. Il tutto a carico del Ministero dell’Interno per costi di carburante, pedaggio autostradale, indennità ordinarie e straordinarie e pure spese degli autisti.
Le indagini condotte dalla Digos sono scattate quando le Audi A3, come da routine, sono state controllate e attraverso i Telepass per l’autostrada sono emerse svariate trasferte fuori provincia non giustificate.
Gli autisti sono stati interpellati dai loro colleghi della Questura e hanno raccontato come l’ex prefetto li chiamasse, anche quando erano in ferie, per accompagnarlo con le auto blu in diversi luoghi della penisola. Ad agosto 2023, circa un mese e mezzo dopo il suo insediamento a palazzo Santo Stefano, Messina, mentre era in ferie, avrebbe fatto arrivare a Milano due autisti con l’auto di servizio per prendere la sua vettura privata, un’Audi Q5, da portare in un concessionario di Padova per la manutenzione. A lavoro concluso, i due agenti hanno poi riportato l’auto personale dell’ex prefetto nel capoluogo lombardo, rientrando Padova.
Il 1° settembre dell’anno scorso, mentre Messina si trovava ancora in ferie, si sarebbe fatto venire a prendere a Milano con l’auto di servizio da un autista (fatto rientrare dal riposo settimanale) per essere accompagnato a Monza con tanto di sirena lampeggiante per vedere il Gran premio mettendo nelle note spese anche il pranzo. Insieme a lui c’era la sua compagna, un’alta funzionaria pubblica. I pass per la Formula uno erano stati consegnati all’autista dall’Aci a Padova all’interno di una busta gialla. Tra dicembre 2023 e gennaio 2024 Messina, sempre per l’accusa, ancora sfruttando le auto blu si sarebbe recato a Marcianise in provincia di Caserta per farsi confezionare un abito su misura da un sarto di eccellenza: in quei giorni a Roma il Papa incontrava i prefetti. E poi il 23 settembre del 2023 un autista sarebbe stato incaricato di recarsi sempre nella capitale per prendere alcuni scatoloni per il trasloco a Padova e poi in una concessionaria per caricare le gomme invernali della sua auto.
A questi episodi se ne aggiungono altri in cui avrebbe coinvolto la propria segretaria per farle fare acquisti in vari supermercati. Non solo: si sarebbe più volte servito degli autisti per essere raggiunto a Milano e portato a Padova, soprattutto quanto rientrava dai fine settimana trascorsi con la sua compagna: lei in un’occasione sarebbe anche stata accompagnata con un’auto blu da Padova a Galzignano per andare alle terme. Già al termine delle indagini la Procura aveva segnalato Messina alla Corte dei Conti per il danno erariale.
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