Appuntamenti
|
13/05/2013 23:51

Francesco Silvestri e Vincenzo Tumino in Fratellini

Modica, 18 maggio ore 20:30 – 19 maggio ore 18:30, Ex Chiesa SS. Nicolò ed Erasmo

di Redazione

Meteo: Modica 16°C Meteo per Ragusa

Modica – L’accademia professionale Clarence si riappropria della propria sede e lo fa in grande stile, mantenendo la promessa fatta dal direttore artistico Francesco Silvestri l’indomani della messa in scena di Fratellini al teatro Garibaldi di Modica, nell’ambito della rassegna Autori del nostro tempo, lo scorso febbraio: come anticipato infatti è stata decisa la replica del bellissimo spettacolo scritto più di quindici anni fa, proprio in quella che, dallo scorso mese di giugno, è la sede dell’Accademia Teatrale Clarence.

Un evento, quello previsto nel weekend del 18 e 19 maggio, davvero molto atteso, visto il grande successo che ha avuto la precedente performance del 28 febbraio, soprattutto da quanti non hanno avuto la possibilità di assistervi, e che tra le mura di San Nicolò offrirà sicuramente un surplus di emozioni davvero indimenticabili. Come ha scritto Cristina Gennario a caldo, il giorno dopo aver assistito allo spettacolo del Garibaldi, «con “Fratellini” lo spettatore partecipa ad una vera e propria cognizione del Dolore, dove il sipario si apre su un privato riconoscibile da tutti, cioè possibile  nella vita di ognuno; prima la solitudine dell’uomo, del reietto, del cristo, poi la solitudine collettiva nel dolore. Già, fratellini; ma sempre soli al mondo, insieme, e l’eco del mondo arriva in differita, il “fuori” di campane che suonano, o i racconti televisivi attraverso la parola-imbuto di Gildo. Ma è quando Gildo non parla, che allora “parla” al suo fratellino, perché il Dolore universale, offerto qui nella dimensione del privato, dell’intimissimo, dell’estrema nudità, nell’estrema fragilità fisiologica, ammutolisce. Un testo quello di Silvestri basato sul senso della misura espresso nel complesso, prima di tutto “morale”, perché parlare del Dolore non solo ammutolisce, ma appesantisce, rende la vita comune “di piombo”,  e allo stesso tempo esige dinamismo, sbracamento, distorsione. Che si fa? Dove si trova la misura? Ecco che il disegno fisico di Vincenzo Tumino è statico e inceppato, quello di Francesco Silvestri è leggero, agile, quasi come un aquilone. E quell’aquilone appeso alla flebo dell’ospedale, che un fratellino fa volare e l’altro no, rappresenta quel punto d’equilibrio tra le vite, non tanto dissimili, dei due. La permanenza del dolore e l’imminenza della morte non sono categorie metafisiche, ma passano attraverso un pannolone, un corpo disfatto, un odore di peste, un sorso d’acqua, una favoletta. Quasi  a dire che si può ridere ma anche piangere per il volo di un aquilone».