Mari è morto a 78 anni a Milano
di Redazione
Milano – È morto l’attore milanese Franco Mari, scomparso ieri all’età di 78 anni. Era conosciuto soprattutto per le partecipazioni agli sketch di Maccio Capatonda, Herbert Ballerina e Ivo Avido. Il pubblico conosce Mari per i surreali personaggi interpretati, inventati da Capatonda: da Lord Micidial, l’arrogante presidente di una tv, a «Rocchio 47» (parodia di Rocky Balboa), un anziano boxeur che ha «i pugni nelle mani» e muore ancor prima di fare l’incontro; e numerosi altri, nei quali aveva lavorato come Rupert Sciamenna: gli sketch (amatissimi dai ragazzini) erano andati in onda nel corso di programmi come «Mai dire lunedì», «Mai dire martedì», in alcuni programmi di La7 e su All Music. Poi era venuta la serie tv «Mario» trasmessa da Mtv dal 2013 al 2014 e il cinema con «Italiano medio», il suo primo film, diretto sempre da Capatonda.

Mari era nato a Milano e aveva iniziato lavorando nel campo alberghiero.
«La mia era una famiglia tipo “Mulino bianco’” — aveva raccontato—, mia madre era milanese, mio padre svizzero: è lui che, vedendo la mia poca voglia di studiare, dopo la terza media mi ha mandato in un collegio a Lucerna e poi all’alberghiera di Losanna, una delle migliori del mondo, quel mondo che poi, parlando tre lingue, ho potuto girare anche come pr dell’Hotel Hilton: un lavoro stupendo che mi ha fatto conoscere artisti strepitosi da Federico Fellini a Tina Turner, dalla Lollobrigida a Jerry Lewis (ho ancora la sua lettera di ringraziamento per quella cena extralusso che ho organizzato per stupire la sua amante)».
Dall’Hilton passavano moltissime troupe ed è lì che ha trovato i primi ingaggi per il cinema. «Mentre organizzavo la loro accoglienza alcuni registi – diceva – mi hanno chiesto di fare la comparsa, così con “Facciamo paradiso” di Mario Monicelli mi sono trovato sul set con Moni Ovadia e Philippe Noiret, e per “Mani di fata”, diretto da Steno, sono stato al fianco di Renato Pozzetto, Felice Andreasi, Eleonora Giorgi, Sylva Koscina e Margherita Buy». Aveva girato anche «Cucciolo» (1998) di Neri Parenti e, nel 1999, Paolo Costella lo aveva ingaggiato in «Tutti gli uomini del deficiente»; aveva poi lavorato nei due film di Maccio Capatonda: dopo «Italiano medio» del 2015, «Omicidio all’italiana» nel 2017.
La sua era una comicità che si basava sulla caricatura di personaggi altolocati, paradossali, cinici, sopra le righe, con un ampio uso di parlate singolari, smorfie o versi, risate grottesco dall’accento malvagio. «Purtroppo se n’è andato Rupert Sciamenna (Franco Mari). Un mito della comicità», scrive Capatonda sulla sua pagina Instagram. Anche Ballerina affida a un post il suo ricordo dell’amico. «Purtroppo il mitico Rupert Sciamenna ci ha lasciati – scrive a corredo di una foto del 2008 -. Erano i miei inizi, e sono felice di averli vissuti insieme a lui. Franco era il più giovane di noi, anche se sembrava il più “vecchio” del mondo, con quella sua eleganza strana e quella voce assurda. Abbiamo fatto tanta strada insieme, e se oggi guardo indietro penso solo a quanto siamo stati fortunati a incontrarci in quell’angolo di tempo e di mondo. Non lo capivamo ma avevamo cambiato qualcosa, la gente per strada parlava come lui. In questa foto siamo sul set del mitico Natale al cesso! Ciao Franco».
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