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16/12/2007 00:00

Fratellini di Ispica, storia di un matrimonio finito male

di Redazione

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Bologna, 1998. C.A. e K.K. si incontrano e cominciano una storia che, come tante, sfocia in un matrimonio.

Siamo nel 2000. K.K. lascia l’America per vivere a Ispica, con il marito e i figli nati due anni dopo il matrimonio, a due anni di distanza l’uno dall’altro.
Il rapporto va avanti senza particolari scosse e durante le vacanze estive o natalizie la famiglia si sposta in America. Alla fine del novembre del 2005, come ogni anno, si prepara la partenza: la mèta del viaggio è Sacramento dove vive il padre di K.K..

Qui trascorrono tre settimane, le altre quattro si svolgono in Oregon, a casa della mamma di K.K.. Nel gennaio del 2006, a rientro previsto, sorgono i primi problemi. K.K. comunica al marito l’intenzione di rimanere negli Usa per qualche tempo ancora. C.A. non si oppone e rientra in Italia da solo in attesa di essere raggiunto dalla moglie e dai figli. K.K. però lascia i figli alla madre, cerca e trova lavoro all’università di Berkeley, in California, e si iscrive alla «3HO», un’associazione di meditazione yoga. In Italia K.K. non vuole più tornare.

A questo punto è C.A. a fare un passo indietro e a raggiungere la moglie e nel marzo del 2006 affitta una casa ad Albany. Agli inizi di luglio, C.A. rientra in Sicilia con i figli. K.K. li raggiunge solo per due settimane. C.A. confida ancora nel recupero del rapporto e ricompone la famiglia in California. Nel dicembre del 2006 K.K. dice di avere un’altra relazione sentimentale e attesta la fine del matrimonio. «Il punto è – sostiene C.A. – che tra la relazione e la setta yoga, mia moglie non trova più tempo per i figli e il suo distacco è ogni giorno più visibile».
Nel maggio del 2007, di comune accordo con la moglie con la quale discute anche le modalità della separazione e dell’affidamento dei figli, C.A. torna a Ispica con i bambini.

E’ il momento in cui la vicenda si complica e C.A., alla luce degli eventi, decide di tutelare i figli chiedendo e ottenendo dal Tribunale dei minori il divieto di espatrio. I rapporti tra i due coniugi si deteriorano al punto che K.K. denuncia il marito per sottrazione di minori attivando l’autorità centrale degli Stati Uniti per ottenere il rimpatrio dei figli.

E’ l’inizio di una battaglia legale in cui i genitori, come spesso accade, lasciano a terzi una soluzione che non sanno trovare. La ricostruzione della vicenda è basata sul reclamo presentato dall’avvocato Salvatore Giuliano, difensore di C.A., alla Corte d’appello di Catania e depositato lo scorso 3 dicembre.