Cronaca
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07/06/2013 09:36

Frode fiscale da 100 milioni, cinque ai domiciliari, ci sono i modicani Fabio Radenza e Pasquale Radenza, del noto gruppo di supermercati

La Finanza ha incastrato un'associazione a delinquere finalizzata ad una frode fiscale di oltre 100 milioni di euro.

di Redazione

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Catania – Avevano messo su uno stratagemma per evadere il fisco e aumentare così gli introiti. Avevano pensato ad ogni particolare riuscendo a intascare 100 milioni di euro, di cui 20 milioni di Iva, che invece dovevano essere versati all’Erario. La Guardia di Finanza, in particolare il nucleo di Polizia Tributaria guidata da Giancarlo Franzese, ha smantellato un’organizzazione che aveva creato una rete di società, sia nazionali che estere (maltesi e rumene), che aveva interlacciato rapporti economici – secondo gli investigatori – finalizzati a ingenti acquisiti di merce in evasione dell’Iva.

Alla fine della complessa indagine, avviata dopo una verifica fiscale di una nota azienda di distribuzione di alimentari, la Guardia di Finanza ha ricostruito i rapporti economici con un operatore maltese e da lì ha ricostruito il modus operanti. L’indagine ha portato all’esecuzione di un ordinanza emessa dal Gip di Catania per 5 persone agli arresti domiciliari. Per gli altri 19 indagati coinvolti nell’inchiesta sono scattate le perquisizioni domiciliari, oltre questo la Finanza ha posto i sigilli a un patrimonio del valore di 13 milioni di euro come misura di prevenzione tra le provincie di Catania, Ragusa e Siracusa.

 

Per i cinque arrestati Ernesto Valore, Nunzio Valore, i modicani Fabio Radenza e Pasquale Radenza (rispettivamente figlio a padre) e Francesco Accardi i reati contestati sono associazione a delinquere, omessa dichiarazione ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

Il comandante della Guardia di Finanza di Catania Francesco Gazzani, nel corso della conferenza stampa a cui hanno parteciparto anche il procuratore Giovanni Salvi e i pm Barbara Tiziana Laudani e Alessandro La Rosa , ha spiegato i due i sistemi di frode adottati. Il primo, mediante l’emissione di fatture false destinate alle imprese estere e a posteriori venivano redatte le lettere di vetture internazionele (CMR) che dovevano documentare il fittizio trasferimento delle merci dall’Italia a Malta. Il secondo metodo era molto più sofisticato, a questo scopo erano infatti state costituite apposite società, sia dnazionali che estere, che effettuavano acquisti di grossi quantitativi di merce godendo del regime di non imponibilità in quanto si dichiaravano (falsamente) “esportatori abituali”.

 

La merce quindi veniva acquistata senza Iva ma in realtà non era mai effettivamente esportata, anzi veniva commercializzata in  tutto il territorio nazionale con l’effetto di produrre una frode all’imposta, calcolata dal nucleo di polizia tributaria in oltre 100 milioni di euro.