Una tavola della Madonna col Bambino, attribuita a Pinturicchio e trafugata nel 1990, torna a Perugia e viene esposta per la prima volta al pubblico
di Redazione

Perugia – Quel distacco intimo e solenne, quella calma dolce, quei colori che sono di per sé equilibrio e bellezza animano la tavola rinascimentale attribuita a Pinturicchio e finalmente tornata a Perugia. L’opera è scomparsa per trent’anni, sottratta, nel 1990, a una collezione privata. Si tratta di un dipinto raffinato, che rappresenta un soggetto particolare, quello della cosiddetta Madonna del davanzale.
La tavola è tornata al legittimo proprietario per merito della diplomazia culturale del Ministero per i beni e le attività culturali italiano e dei Carabinieri per la tutela del patrimonio, il cui comandante, Fabrizio Parrulli, ha osservato: “Ancora una volta, grazie alle preziose informazioni contenute nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, anche a distanza di quasi trent’anni, è stato possibile individuare il dipinto rubato”.
La Galleria nazionale dell’Umbria, che ha un ricchissimo patrimonio di tavole coeve a quella ritrovata, esporrà il quadro al pubblico per la prima volta. Fino al 26 gennaio sarà così possibile al pubblico godere della magnificenza della pittura e agli studiosi verificare le diverse attribuzioni ipotizzate nel tempo, mettendo anche l’opera in dialogo con le altre presenti nel museo.
È una tipica opera di devozione privata. È stata rubata quasi trent’anni fa a Perugia, dalla casa dell’ultimo proprietario. La tavola era stata pubblicata da Van Marle all’inizio degli Anni ’30 e poi nel 1989, giusto negli anni in cui è stata rubata. Però non era mai stata vista, se non da pochissime persone, proprio perché non aveva mai goduto di un’esposizione pubblica. Quindi era molto, molto poco conosciuta. È stata ritrovata grazie al lavoro straordinario del nucleo di tutela del patrimonio culturale dei Carabinieri, perché, naturalmente in buona fede, era andata in asta a Londra. Una volta confrontata l’immagine con quella del database dei carabinieri, è stato subito bloccato il tentativo di vendita, è stata sequestrata ed è tornata in Italia.
La tavola ha un’attribuzione, la prima, a Fiorenzo di Lorenzo che ormai nessuno prende più per buona; una perizia scritta da Carlo Volpe, nel 1981, per la famiglia proprietaria, attribuiva al giovanissimo Pinturicchio la tavola, e per quegli anni lì era un’attribuzione che stava decisamente molto bene in piedi. Nel 1989, invece, Filippo Todini l’ha accostata al Caporali, un’artista della generazione precedente, che del Pinturicchio fu anche maestro. Sono tutte attribuzioni plausibili che vanno verificate e la galleria si presta perfettamente, essendo ricca di opere di Caporali ed avendo anche tre belle opere di Pinturicchio, benché di un periodo leggermente successivo.
Si tratta di un’opera perfettamente collocabile tra la fine degli anni ’70 primi e i anni ’80 del Quattrocento, ed emoziona lo studioso, perché fa vedere con grandissima chiarezza l’adesione dei giovani pittori umbri nei confronti della pittura fiorentina di Verrocchio, il grande maestro di Perugino e di Leonardo, che veramente diffonde la sua maniera con grande autorevolezza presso tutti gli artisti più avveduti e più aggiornati. Lo si vede dal paesaggio, dal gusto fiammingo per i particolari: sulla sinistra c’è uno specchio lacustre, ci sono due uccelli perfettamente identificabili, dipinti benissimo: uno è una gru, uno un airone cinerino; la vegetazione è perfettamente dipinta.
Quindi c’è un gusto per il particolare che deriva dai fiamminghi mediati dalla cultura di Verrocchio. Questa è la cosa che caratterizza la giovane attività di Pinturicchio, come quella del giovane Perugino, però certamente non è un lavoro di quest’ultimo, casomai – appunto – bisogna andare dalle parti di Caporali e dintorni per trovarci di fronte ad un’attribuzione più plausibile.
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