Il curatore del museo ha stimato la somma dei danni dopo la rapina di domenica
di Redazione
Parigi – Il procuratore di Parigi Laure Beccuau ha annunciato che il bottino dello spettacolare furto di gioielli di domenica al Louvre è stato valutato dal curatore del museo a 88 milioni di euro. “I danni sono stati stimati dal curatore del Louvre a 88 milioni di euro”, una somma “estremamente spettacolare”, ma che “non è in alcun modo parallela o paragonabile ai danni storici”, ha aggiunto il procuratore all’emittente Rtl, specificando che i criminali “non guadagneranno” questa cifra “se hanno la pessima idea di fondere questi gioielli”.
Gli oggetti sottratti in pieno giorno da uno dei musei più famosi al mondo sono otto, tra cui diademi (una fascia per capelli ornata di gioielli), collane, orecchini e spille. Tutti risalgono al XIX secolo e un tempo appartenevano alla famiglia reale francese o a sovrani imperiali.
“Forse possiamo sperare che ci riflettano e che non distruggano questi gioielli senza motivo”, ha aggiunto il procuratore. Beccuau ha confermato il numero di “quattro persone identificate come presenti sul luogo”, lasciando però aperta la possibilità che “intorno a loro” ci fossero “tutta una serie di squadre” che li hanno “aiutati a perpetrare questo furto”.
Ma l’inchiesta è al palo
Sul fronte politico e della polemica che non accenna a placarsi sulla sicurezza dei musei francesi, Le Figaro ha svelato che la presidente del Museo Laurence des Cars, molto scossa dopo il colpo messo a segno dalla banda con i gilet gialli domenica mattina, aveva presentato le dimissioni. Emmanuel Macron, suo grande sostenitore, che le ha anche affidato il futuro cantiere del “Grand Louvre”, le ha respinte, invitandola a “tenere duro”.
Anche Rachida Dati, ministra della Cultura, non cede alle polemiche e davanti all’Assemblée Nationale ha ripetuto che gli allarmi del Louvre sono scattati, negando ogni “disfunzione” nel dispositivo di protezione.
Smentita secca anche da parte della direzione del Louvre che ha reagito alle informazioni del settimanale satirico Le Canard Enchainé, secondo il quale le teche in cui erano esposti i gioielli sarebbero state meno robuste di quelle che c’erano diversi anni fa, in grado di “scomparire” all’interno di una cassaforte alla prima allerta. Per i responsabili del museo, è tutto il contrario: quelli vecchi erano sistemi “obsoleti” che mettevano addirittura in pericolo i gioielli con i loro meccanismi. Con i nuovi sistemi, ci sono “tutte le garanzie necessarie”, hanno aggiunto.
Sul piano delle indagini, gli inquirenti hanno in mano il gilet giallo abbandonato a terra nella fuga da uno dei ladri – sul quale ci sarebbero tracce di Dna – e il montacarichi, di cui sembra essere stata rintracciata l’origine: era stato rubato alcuni giorni prima in una banlieue di Parigi al proprietario che l’aveva messo in vendita su una piattaforma di commercio tra privati. Anche su quel mezzo, che ha portato i ladri indisturbati fino al primo piano e alla finestra della Galleria di Apollo, ci sarebbero impronte e tracce degli ultimi utilizzatori. I quali, infatti, avevano tentato invano di incendiarlo prima di fuggire.
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