di Redazione

Un genio della scienza, uno dei massimi fisici italiani del XX secolo, sei grandi artisti contemporanei. La Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma ospita “Galilei divin uomo” esposizione curata da Antonino Zichichi che ripercorre la vita del grande scienziato attraverso documenti e opere d’arte.
La mostra “Galilei divin uomo”, allestita fino al 18 aprile 2009 presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma, approderà in oltre 115 Paesi della Wfs (World Federation of Scientists), fra cui Cina e Russia. L’esposizione è a cura di Antonino Zichichi, presidente della World Federation of Scientist e membro dell’Accademia Pontificia delle scienze. La mostra, peraltro, affonda le sue radici nel libro di Zichichi “Galilei divin uomo”. Insieme alle scoperte scientifiche sono esposte le opere che sei artisti contemporanei hanno dedicato al genio pisano: Agostino Bonalumi, Giuseppe Gallo, Piero Guccione, Francesca Leone, Igor Mitoraj e Croce Taravella.
A come Antonino Zichichi. Curatore della mostra e autore del libro “Galilei divin uomo” è Antonino Zichichi. Fisico, e tra i massimi scienziati italiani del XX° secolo, ha ottenuto grande fama per la sua notevole opera di divulgatore scientifico. Il suo importante lavoro lo porta a importanti scoperte quali, tra le tante, quella dell’antimateria nucleare, e invenzioni tra le quali il circuito elettronico per la misura ad alta precisione dei tempi di volo delle particelle sub-nucleari.
Professore dell’Università di Bologna dal 1966 e presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare dal 1977, nel 1962 ha istituito il centro di cultura scientifica “Ettore Majorana” di Erice. Tra i libri pubblicati ricordiamo “L’infinito” (1988), “Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo” (1999), “L’irresistibile fascino del tempo” (2000) e “Tra fede e scienza” (2005).
B come Bonalumi. Importante per l’artista Agostino Bonalumi è l’influenza di Lucio Fontana e delle sue teorie sull’arte. In particolar modo Bonalumi è interessato al protendersi dell’opera nello spazio, nella ricerca di una dimensione che esca dai confini del dipinto o del contorno della scultura. Nascono così le sue tele (ma usa anche materiale plastico) monocrome imbottite che aspirano ad ottenere la tridimensionalità. Renato Barilli decrive così la ricerca l’artista di Vimercate: “Accanto a Castellani si pongono subito due validi suoi colleghi, Agostino Bonalumi (1935), che aumenta l’aggetto, la sporgenza degli episodi di ‘shaped canvas’, con protuberanze più espanse e aggettanti, e anche con bagni cromatici più risoluti, da cui scompare la soluzione acroma del bianco sostituita piuttosto da certi rossi o blu squillanti, tinteggiati con la regolarità dei procedimenti industriali. Quello che appariva un meno di creatività, in Bonalumi rispetto a Castellani, sarebbe ricomparso in seguito come un vantaggio, nell’espandere le estroflessioni, coniugandole anche con movimenti di segno contrario, di incavo, di risucchiamento di quei lobi espansi, oltretutto ritagliati secondo sagome via via più libere, e cuciti anche tra loro a vaste falde”. (Renato Barilli, “Storia dell’arte contemporanea in Italia”, Bollati Boringhieri, Torino, 2007).
G come Galilei. Nel 1992 si chiude l’inchiesta sull’indagine circa la condanna all’abiura dello scienziato Galileo Galilei da parte delle autorità ecclesiastiche. Nel 1979 il papa Giovanni Paolo II chiede che venga avviata l’inchiesta su questo triste episodio di storia italiana: la commissione papale conclude le ricerche con l’affermazione dell’errore della Chiesa. Era il 22 giugno 1633 quando Galilei fu costretto a leggere di fronte alla congregazione del Santo Uffizio il testo che così recitava: “Io Galileo, fìglio di Vincenzo Galileo di Fiorenza, dell’età mia d’anni 70, constituto personalmente in giudizio, e inginocchiato avanti di voi Emin.mi e Rev.mi Cardinali, in tutta la Republica Cristiana contro l’eretica pravità generali Inquisitori; avendo davanti gl’occhi miei li sacrosanti Vangeli, quali tocco con le proprie mani, giuro che sempre ho creduto, credo adesso, e con l’aiuto di Dio crederò per l’avvenire, tutto quello che tiene, predica e insegna la Santa Cattolica e Apostolica Chiesa…”. L’avversione delle autorità ecclesiastiche nei confronti dello scienziato pisano era dovuta al suo affermare che alle verità della Bibbia fossero da anteporre quelle della Natura, vero testo scritto da Dio di suo pugno, e la sua adesione alle teorie copernicane (“Non il sole gira intorno alla terra, ma la terra e gli altri pianeti girano attorno al sole”). La Chiesa nel 1616 diffida Galilei dal continuare a divulgare le tesi di Copernico, ritenute inconciliabili con la fede cattolica e perciò condannate. Fondamentale per Galilei era il metodo sperimentale, seguito da Leonardo da Vinci prima di lui, mentre rigetta l’allora dominante “principio di autorità” per il quale bisognava accettare come verità rivelate i testi degli autori antichi consacrati sui quali si fondava la conoscenza umana. Per Galileo è fondamentale l’osservazione diretta dei fenomeni della natura, che è il libro che Dio ha scritto secondo leggi matematiche, ed effettuare esperimenti con ciò che essa ci mette a disposizione. Tante e importanti le opere di Galileo Galilei che hanno segnato il mondo scientifico italiano. Nel 1610 espone le sensazionali scoperte ottenute con il telescopio nel “Sidereus Nuncius”. Si tratta di un breve ed affascinante testo scritto in latino che rende pubbliche le scoperte dei quattro satelliti principali di Giove (Io, Europa, Ganimede e Callisto), la composizione della Via Lattea e l’aspetto della superficie lunare. Il testo è dedicato al Granduca di Toscana Cosimo II, a cui è intitolata la scoperta dei satelliti di Giove, chiamati infatti “pianeti medicei”. Nel 1618 pubblica il “Saggiatore” testo con il quale porta avanti una polemica con il gesuita Orazio Grassi che aveva pubblicato la “Disputatio astronomica” in cui tentava di spiegare l’apparizione di tre comete nell’agosto del 1618. L’opera più importante di Galileo Galilei è senza dubbio il “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” (1632), un trattato, redatto in forma di dialogo, diviso in quattro giornate. Nel testo Galilei smonta le obiezioni alla tesi del moto della terra attirandosi le antipatie della Chiesa che nel 1633 mette il libro sotto sequestro. Altra opera capitale per il progresso scientifico è “Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze” (1638). Il testo è diviso in quattro giornate (anche se ne furono aggiunte altre due postume): le prime due dedicate alla definizione della “scienza nuova” e alla resistenza dei materiali, le altre due all’esposizione dei risultati sullo studio del moto e lo studio del moto dei proietti (con l’inserimento del testo in latino “De motu”, scritto in gioventù).
G come Giuseppe Gallo. Giuseppe Gallo rientra nel gruppo di artisti che nei primi anni Ottanta si sono riuniti a Roma sotto il nome di “Nuova scuola romana”. Oltre a Gallo ne fanno parte Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Piero Pizzicannella, Marco Tirelli, Nunzio, Domenico Bianchi, Pietro Fortuna e Giuseppe Salvatori. La cifra stilistica che lega questi artisti è quella dell’opzione per il recupero delle tecniche e dei materiali tradizionali di pittura e scultura. Pur mantenendosi nel solco della tradizione artistica, Gallo realizza lavori estremamente originali nei quali riesce a far coesistere elementi solitamente estranei tra loro, come sagome dalla rigorosa geometria e motivi ineguali, particolari figurativi e sfondi astratti. Il suo eclettismo lo porta a realizzare anche numerose sculture.
L come Leone. La pittrice romana Francesca Leone è figlia del grande regista Sergio Leone. La sua arte deve forse qualcosa all’esperienza cinematografica, stante la capacità di scavare nel volto del personaggio, che ricorda quella tipica della macchina da presa quando riprende un attore in primo piano. E primi piani sono spesso i suoi ritratti che raffigurano volti carichi di valori espressivi. Le facce sono ricostruite con verosimiglianza ed amore per il dettaglio. Lo sguardo attento e preciso di Francesca Leone riesce a cogliere e a restituire attraverso il pennello la psicologia e la forza morale della persona ritratta.
M come Mitoraj. Lo scultore polacco Igor Mitoraj sviluppa una poetica in cui ha un ruolo fondamentale il frammento, il particolare di una statua (un dito, la parte inferiore di un volto…) che viene riproposto in dimensioni monumentali. La sua è un’arte fortemente collegata con la tradizione classica, carica di memorie dell’arte greco-romana, egizia e orientale, con brani di figure in marmo perfettamente levigati. I suoi frammenti, come la figura retorica della sineddoche, rappresentano la parte per il tutto: reperti di grandi dimensioni che rinviano ad un’arte perfetta e inarrivabile.
P come Piero Guccione. L’arte figurativa difficilmente è arrivata ai limiti dell’astrazione come nelle opere di Piero Guccione. Dotato di una eccezionale padronanza delle tecniche pittoriche Guccione riesce a restituire nei suoi dipinti bagliori di luce e colore che richiamano paesaggi mediterranei, solari e marini, entro i quali via via si dissolvono figure e oggetti per una pittura che giunge sulla soglia dell’opzione per il monocromo (si pensi a un lavoro di straordinaria raffinatezza come “Paesaggio” del 1995-1997, in cui la pittura raggiunge livelli di immaterialità ed evanescenza tali da evocare più che rappresentare una giornata nebulosa al mare). La Sicilia con la sua luce tersa e abbagliante che unisce la terra e il mare e il suo cielo che svela la poesia di un azzurro profondo diviene luogo di ricerca interiore, attraverso spazi sconfinati nei quali l’occhio si perde, in una impalpabile dissolvenza che ci ricorda la potenza e grandiosità della natura.
S come Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Sede della mostra “Galilei divin uomo” è la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma. L’edificio religioso viene costruito grazie al sacerdote Antonio Lo Duca, che ottiene nel 1561 da Papa Pio IV la consacrazione degli ambienti del complesso agli angeli e martiri cristiani, che la leggenda voleva fossero stati impiegati per la costruzione delle terme. Comincia quindi a interessarsi della trasformazione dell’insieme in chiesa. L’incarico viene affidato a Michelangelo che limita il proprio intervento a un lavoro di restauro lasciando inalterata la struttura dell’aula delle terme. Alla morte del grande artista di Caprese i lavori vengono continuati da Jacopo del Duca. Le successive trasformazioni vedono l’intervento dell’architetto Clemente Orlandi che apporta modifiche al progetto michelangiolesco, mentre in seguito Luigi Vanvitelli (architetto napoletano famoso per aver realizzato la Reggia di Caserta) effettua il riassetto decorativo con interventi che danno all’interno l’aspetto attuale. Un ulteriore intervento è l’edificazione nel 1864 della Cappella di San Brunone, su disegno di Francesco Fontana.
T come Tavarella. I paesaggi e le vedute di scorci cittadini sono fonte di continua ispirazione per il palermitano Croce Tavarella. Spesso nella sua opera la tradizione si fonde con le ricerche più avanzate e contemporanee, come quando i suoi paesaggi appaiono “sporcati” dal “dripping”(procedimento che rinvia alla maniera di far sgocciolare il colore sulla tela di Jackson Pollock). Le sue prospettive risultano impeccabili, ma la componente astratta dona all’opera una sensibilità dinamica tipica del mondo contemporaneo. La sua ricerca lo porta a prediligere la rappresentazione dell’energia che scaturisce dai processi di divenire e di disfacimento. L’eclettismo di Croce Tavarella fa sì che l’artista riesca a coniugare pittura e scultura, utilizzando materiali quali stoffa, legno, ferro, nonché a realizzare vetrate, dipingere su lastre trasparenti e a completare pitture murali e installazioni.
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