«8.463 euro per curare la vulvodinia. Stato assente, la salute resta un lusso»
di Redazione
Roma – Giorgia Soleri, l’attrice e modella ex di Damiano David torna a esporsi su un tema che le sta a cuore: il costo per patologie diffuse che compromettono la vita quotidiana ma sono ignorate dal servizio sanitario nazionale.
«Spendere queste cifre per la propria salute oggi, in Italia, dovrebbe essere considerato uno scandalo. Eppure è quello che accade, nel silenzio generale, a circa quattro milioni di persone ogni giorno. Perché nonostante l’articolo 32 della nostra Costituzione parli di tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, la vulvodinia e il dolore pelvico cronico non sono ancora riconosciuti dallo Stato»: è la denuncia di Giorgia Soleri, attrice, modella, attivista, influencer, a lungo fidanzata con Damiano David dei Maneskin.
Giorgia, che nel 2022 fu accompagnata proprio da Damiano in Parlamento alla presentazione della proposta di legge per l’inserimento della vulvodinia e neuropatia del pudendo nei Lea (livelli essenziali di assistenza), pubblica uno scontrino simbolico, a cui dà il titolo «Scontrino del dolore». Nel simil scontrino si legge: «Spese annuali per curare il dolore pelvico cronico, totale 8.463 euro; patologie non ancora riconosciute. A oggi, spese per visite, terapie e farmaci sono a carico della paziente».
Si domanda Soleri: «Questo come si traduce concretamente nelle nostre vite? Non solo nei costi, spesso proibitivi, che siamo obbligate a sostenere; perchè il prezzo più importante lo paghiamo con le nostre vite, dilaniate dalla malattia e invalidate un sistema che ci ricorda, giorno dopo giorno, mese dopo mese, che per alcunə la salute è un lusso» (usa lo schwa, il segno di un linguaggio inclusivo). Seguono due asterischi-puntualizzazioni: «Da questi numeri ho escluso il costo dei viaggi per raggiungere cliniche e studi medici, situati principalmente nel nord Italia; nel mio caso le sedute di riabilitazione del pavimento pelvico vanno da un minimo di una a un massimo di quattro al mese, ogni mese. Il costo riportato è quello di una seduta».
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