Gisa per tanti anni è stata il volto più bello della città di Scicli.
di Un Uomo Libero.


Scicli – Gisa Lorefice, più conosciuta come Gisa Penna, non è più tra noi. Che la terra le sia lieve. Sapevo della sua malattia ma, fin quando era viva, non mi ponevo il problema di un suo ricordo.
Gisa per tanti anni è stata il volto più bello della città di Scicli.
Castellana di un castello immaginario, fedele custodiva le antiche memorie che la circondavano, i palazzi barocchi tra i quali la sua vita trascorreva, tra i quali si aggirava con passo leggero specialmente quando la calura estiva si faceva canicolare e insopportabile.
L’uscio del portone della sua casa socchiuso era un segnale, una continuità di quella vita che si era consumata per secoli tra i vicoli antichi che conoscevano il respiro della Storia. La sua parola era accattivante, spontanea. Il suo sorriso, con il quale accoglieva l’ospite o il turista e lo metteva a suo agio, era buono e sincero.
Ricordo che le piante che lei amorevolmente curava nei paraggi della sua casa per rendere più bella la città agli occhi del visitatore cominciarono a morire, quando la sua mano non poté più innaffiarle. E il loro degrado presagì l’altro degrado, il lento consumarsi di una vita.
Cara Gisa era una festa incontrarti. Suonavo al tuo portone, anche solo per salutarti, perché sapevo che c’eri e i tuoi occhi brillavano vedendomi.
Resterai nel ricordo di tutti noi sciclitani come quella donna grande perché semplice, di una semplicità non affettata, nobile di cuore e d’animo perché davvero lo eri.
La luna delle notti di agosto ti cercherà quest’estate ma non ti troverà a salutarla. Potrà solo consolare le disperate rabbie dei mascheroni di Palazzo Beneventano ora che nessuno saprà ascoltare, come invece facevi, la ragione delle loro lacrime.
Un Uomo Libero.
La foto di Gisa Penna è di Armando Rotoletti
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