Catania - Il pubblico ministero di Catania, Michela Maresca ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato dal tribunale a carico di Paola Pepe, 58 anni, accusata di omicidio aggravato dallo scopo di conseguire l’eredità (un milione di euro circa) della vicentina Maria Basso, l’ottantenne di Asiago morta in Sicilia il 16 dicembre 2022. La donna deve rispondere anche di circonvenzione d’incapace per aver indotto la lontana parente prima a rilasciare in suo favore la procura per compiere atti di straordinaria amministrazione e poi a sottoscrivere il testamento che la istituiva erede universale.
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Paola Pepe si trova ora agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico nella sua casa di Sant’Agata Li Battiati vicino a Catania. dal 21 febbraio scorso. Il processo inizierà il prossimo 8 luglio a più di due anni e mezzo dalla morte dell’anziana vicentina. Ad uccidere Maria Basso, a parere dell’accusa, sarebbe stata una polmonite ab ingestis, provocata da un piatto di spaghetti e da un dolce, offerto cinque giorni prima del decesso dalla figlia della cugina nella sua casa. Tra i vari malanni dell’anziana, la vittima soffriva anche di disfagia e, quindi, non poteva mangiare cibi solidi perché impossibilitata a deglutire. Nel pomeriggio di quello stesso undici dicembre, l’anziana si era sentita male dopo essere stata portata nella casa di riposo, era poi stata trasferita in ospedale ad Aci Castello sempre nel Catanese. Lì era morta dopo cinque giorni a causa del cibo che le avevano invaso i polmoni, impedendole di respirare.
Paola Pepe e Maria Basso
Ad insospettire gli inquirenti oltre alle amiche e ai cugini di Maria Basso, era stato l’improvviso interesse di Paola Pepe nei confronti della cugina di sua madre. Il primo dicembre 2022, la donna originaria di Teramo, si era recata ad Asiago a prelevare la vittima dalla casa di cura e poi l’aveva portata in Sicilia in una struttura per anziani chiamata “Nuova Veteres”, vicino alla sua abitazione nel Catanese. L’aveva fatto, sostengono ancora i parenti della vittima, senza avvisare nessuno tanto che all’inizio avevano denunciato addirittura la scomparsa dell’anziana ai carabinieri di Bassano del Grappa, ipotizzando il reato di circonvenzione d’incapace. L’anziana doveva tornare a Villa Rosa l'1 dicembre ma inspiegabilmente Paola Pepe l’aveva portata in Sicilia. L’undici dicembre di due anni fa, la cinquantottenne aveva invitato la vicentina a mangiare nella sua casa di Sant’Agata Li Abbiati, offrendole gli spaghetti e un dolce. Il tempo di riportarla nella casa di cura siciliana che l’anziana si era sentita subito molto male e il medico della struttura aveva chiamato il 118. Maria Basso era morta cinque giorni dopo in ospedale.
Il difensore della Pepe, l’avvocato Carmelo Peluso è convinto dell’innocenza della sua assistita. «Non si può far morire una persona disfagica con gli spaghetti perché chi soffre di questo disturbo non può deglutire e il cibo le rimane in bocca» ha dichiarato recentemente alla trasmissione “La vita in diretta” su Raiuno. E ancora: «Quel giorno ha mangiato gli spaghetti triturati così come ha fatto altre decine di volte e i nostri periti non hanno trovato traccia di spaghetti nei polmoni durante l’autopsia». Il legale ha anche detto che i rapporti tra la sua assistita e la vittima erano molto buoni: «Paola ha già spiegato che Basso la considerava come la figlia mancata». Ora la parola passa ai giudici della Corte d’Assise.