Giudiziaria
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01/04/2023 11:40

Corte dei conti condanna Enzo Bianco, incandidabile per 10 anni

La sentenza riguarda il dissesto finanziario del Comune quando Bianco era sindaco di Catania

di Redazione

Corte dei conti condanna Enzo Bianco, incandidabile per 10 anni
Corte dei conti condanna Enzo Bianco, incandidabile per 10 anni

Catania – La sezione giurisdizionale d’Appello della Corte dei conti della Sicilia, accogliendo parzialmente il ricorso della Procura generale, ha dichiarato Enzo Bianco incandidabile per i prossimi dieci anni e imposto il divieto per lo stesso periodo a ricoprire cariche in enti vigilati o partecipati di enti pubblici.La sentenza riguarda indagini erariali avviate dalla procura di Catania, condotte dalla guardia di finanza, sul dissesto finanziario del Comune. Secondo quanto appreso la decisione è stata adottata in serata. L’ex sindaco aveva annunciato la sua candidatura a primo cittadino per le prossime amministrative alla guida di una coalizione civica senza partiti. 

Per Bianco, condannato a un risarcimento danni di quasi 39 mila euro, è stata disposta l’incandidabilità, per “un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo” e il divieto, per lo stesso periodo, “di ricoprire la carica di assessore comunale, provinciale o regionale né alcuna carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici”.

 

Sentenza Corte dei Conti: la dichiarazione di Enzo Bianco: “Un misto di rabbia, di dolore e di orgoglio: ecco cosa provo dopo la sorprendente sentenza della Corte dei Conti. Fatico a trovare il modo di commentare quello che si è compiuto ieri a Palermo: chi ha causato realmente il dissesto, certificato già nel 2012 dal predissesto, l’ha fatta franca. Chi invece ha lavorato per evitarlo, come ho fatto io e la mia giunta, viene invece punito. Insomma, è un incentivo serio per tutti gli amministratori locali a dichiarare il dissesto del proprio comune appena si trovano davanti il primo problema finanziario. Le accuse a me addebitate riguardano solo 3 voci sulle 800 (entrate e uscite) che compongono il bilancio del Comune. E tutte insieme rappresentano appena l’1,2% dell’ammontare complessivo. Ecco di cosa parliamo, è bene che si sappia. Nessuno, neanche la Corte dei Conti, ha mai affermato che il dissesto è stato causato dall’azione della mia giunta. La sentenza riguarda il contrario: aver tentato di evitarlo. Ebbene, lo rifarei mille volte! Non dichiarerei il dissesto appena insediato, come avrei potuto realmente fare lavandomene le mani. Mille volte tenterei di evitare il fallimento finanziario della città. Mille volte rifarei gli atti e le azioni svolte per salvare Catania, la mia Catania, dal default che altri – magari chi adesso si permette pure di gongolare – hanno causato con un’infinità di omissioni, debiti fuori bilancio, clientele e sprechi. Tutti sprechi certificati ampiamente dai tribunali. Non a caso quando mi sono insediato nel 2013 Catania era già in predissesto, decretato dalla giunta Stancanelli per il disastro finanziario causato dalle giunte Scapagnini. Sono un uomo delle istituzioni e rispetterò sempre la Magistratura. Anche quando una piccolissima parte di essa compie una scelta clamorosamente sbagliata. Tutti i vari pronunciamenti di questi anni hanno ridotto la pena e cancellato l’interdizione. Sorprende invece che, a due mesi dal voto amministrativo, quest’ultima sentenza si pone in evidente controtendenza. E priverà i catanesi di potersi esprimere sulla mia persona. È chiaro che io non mi arrenderò mai.

A prescindere da quanto tempo ci vorrà, lavorerò con tutte le forze e in ogni grado di giudizio, per cancellare questo obbrobrio giuridico. La mia missione, da quando ho iniziato ad occuparmi di Catania diventando il più giovane Sindaco della sua storia, è stata di lavorare per lo sviluppo e il benessere di questa straordinaria città. E continuerò a farlo nel rispetto delle leggi e in ogni modo. Lo assicuro ai tantissimi che da ieri mi manifestano, in modo commovente, affetto e stima. E lo assicuro anche a chi mi stima meno. Non ci sarà nessun atto che potrà scalfire, non solo la mia correttezza morale, ma anche un’entusiasmante stagione amministrativa. Nessun pronunciamento potrà cancellare l’Etna Valley, la metropolitana, i parchi, i caffè concerto, la Primavera di Catania e mille altre iniziative che hanno trasformato Catania. Oggi più che mai ne vado fiero e ne parlo a testa alta!”.

Bianco sta valutando le prossime mosse con i suoi avvocati Bernardo Mattarella e Danika La Loggia. Il nodo da sciogliere è se, nelle more del ricorso in Cassazione, l’ex sindaco possa candidarsi comunque al Consiglio comunale o come primo cittadino alle amministrative del 28 e 29 maggio. Il provvedimento riguarda anche i componenti della giunta in carica tra il 2013 e il 2018. Per loro è stato imposto il divieto di ricoprire, per un periodo di dieci anni, “incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni e organismi pubblici e privati”. Sono gli ex assessori Luigi Bosco, Rosario D’Agata, Giuseppe Girlando, Orazio Antonio Licandro, Salvatore Di Salvo, Marco Consoli Magnano di San Lio, Angelo Villari e Valentina Odette Scialfa Chinnici. La Corte ha inoltre disposto il divieto a Calogero Cittadino, Natale Strano, Fabio Sciuto, Francesco Battaglia e Massimiliano Carmelo Lo Certo di “essere nominati per sei anni nel collegio dei revisori degli enti locali e degli enti e organismi agli stessi riconducibili”. Bianco ha sessanta giorni di tempo per fare ricorso.