Ai domiciliari una dirigente regionale e 2 collaboratori, indagato anche l'assessore Razza
di Redazione

Trapani – Negli ultimi cinque mesi, in Sicilia, i dati dei contagi sarebbero cresciuti più volte in modo preoccupante ma nessuno l’ha mai saputo: sarebbero stati nascosti dai vertici dell’assessorato regionale alla Salute alla cabina di regia dell’Istituto superiore di sanità, incaricata di assegnare le fasce di rischio, alterando i numeri dei positivi e dei tamponi per mantenere gli indici sotto i livelli di guardia. La pesantissima accusa è mossa dalla procura di Trapani: questa mattina i Nas hanno notificato tre provvedimenti di arresti domiciliari, a una dirigente della Regione e a due suoi collaboratori, mentre l’assessore Ruggero Razza al momento è solo indagato. Tutti sono accusati di vari episodi di falso materiale e ideologico, commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico. Ai domiciliari sono andati: Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del Dipartimento per le attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico, il braccio destro di Razza; Salvatore Cusimano, funzionario regionale, ed Emilio Madonia, dipendente di una ditta che gestisce i flussi informatici dell’assessorato. Il gip di Trapani ha riconosciuto la fondatezza della ricostruzione dei pm e la necessità di intervenire d’urgenza, poi dichiarata incompetente trasmettendo gli atti a Palermo.
L’indagine è nata per caso. L’anno scorso i carabinieri indagavano su un laboratorio di Alcamo che avrebbe rilasciato centinaia di tamponi errati, negativi invece che positivi. Gli inquirenti hanno approfondito attivando alcune intercettazioni all’assessorato regionale alla Salute, che hanno registrato delle conversazioni sospette in cui si parlava di modificare i dati giornalieri dei contagi e dei tamponi. I colloqui sul “ritocco” dei numeri si ripetevano nel tempo, a cadenza regolare. A gestire i dati era Maria Letizia Di Liberti, volto noto e stimato di Palazzo d’Orleans, presso cui è in servizio dal 1992. Unico neo nella carriera, un’inchiesta per peculato nel 2018 per alcune indennità non dovute. Pensare che la dirigente aveva avviato per prima una battaglia, per mettere ordine nel caos della raccolta dati: “L’omissione o l’incompleta registrazione dei dati sulla piattaforma informatica da parte dei soggetti coinvolti nel processo di esecuzione e/o analisi dei tamponi – aveva scritto solo a novembre scorso, in una nota inviata a tutte le Asp -, costituisce una grave inadempienza che rischia di compromettere la qualità delle analisi e delle valutazioni sull’andamento dell’epidemia e, conseguentemente, di indurre i decisori ad attuare misure di contenimento non proporzionate al quadro reale epidemiologico”. L’inchiesta è appena partita e sono molte le ombre su cui i magistrati dovranno far luce, per capire di quanto sono state alterate concretamente le cifre e soprattutto perché.
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