Roma - La premier Giorgia Meloni è indagata dalla procura di Roma per favoreggiamento e peculato per il rimpatrio del Comandante della prigione libica di Mittiga, Almasri. Lo ha comunicato lei stessa sui social.
«La notizia è questa», ha detto Meloni in un video. «Il procuratore della repubblica Lo Voi, lo stesso del - diciamolo - fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamnto e peculato in relazione al relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Almasri; avviso di garanzia che è stato inviato anche ai ministri Nordio, Piantedosi e Mantovano». Secondo Meloni, all'origine dell'indagine c'è la denuncia dell'avvocato «Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi».
I fatti, secondo la ricostruzione della premier, sono «abbastanza noti: la Corte penale internazionale, dopo mesi di riflessione, emette un mandato di cattura internazionale nei confronti del capo della polizia di Tripoli. Curiosamente lo fa proprio quando questa persona stava per entrare in territorio italiano, dopo che aveva serenamente soggiornato per circa 12 giorni in altri 3 Stati europei. La richiesta non è stata trasmessa al ministero italiano della Giustizia, e per questo la Corte d'appello di Roma decide di non procedere alla sua convalida. A questo punto, con questo soggetto libero sul territorio italiano, piuttosto che lasciarlo libero, noi decidiamo di espellerlo e rimpatriarlo immediatamente, per motivi di sicurezza, con un volo apposito come accade in altri casi analoghi. Questa è la ragione per cui la Procura indaga me, il sottosegretario Mantovano e due ministri». «Io», dice ancora Meloni, «penso che valga ora quello che valeva ieri: non sono ricattabile, non mi faccio indimidire, è possibile che per questo sia invisa a chi non vuole che l'Italia cambi e diventi migliore ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione. A testa alta e senza paura». L'avviso di garanzia arriva alla vigilia di una informativa, prevista per domani in Senato, dei ministri della Giustizia Carlo Nordio e dell'Interno Matteo Piantedosi proprio sul caso dell'arresto, del rilascio e del rimpatrio di Almasri, ricercato dalla Corte penale internazionale dell’Aia per crimini di guerra e contro l’umanità.
Giorni fa, l’Associazione nazionale magistrati aveva accusato Nordio di non aver risposto alle sollecitazioni della Corte d’appello di Roma - così consentendo, di fatto, il rilascio del libico. Almasri è stato arrestato il 19 gennaio scorso a Torino perché era stata emessa una «red notice» dell’Interpol su mandato dell’Aia. La Procura ha inviato una prima informativa a via Arenula, seguita da quella della Procura generale di Roma il giorno successivo. Il 21 gennaio, trascorse le 48 ore consentite dalla legge per trattenere il ricercato, e in mancanza di una risposta del ministero, Almasri è stato rilasciato ma contestualmente espulso per i motivi indicati da Piantedosi. L’alternativa sarebbe stata emettere nei suoi confronti una misura cautelare in attesa di ulteriori passi nei suoi confronti, ma è stata preferita la via del rimpatrio immediato.