Giudiziaria Ragusa

Inchiesta Rsa Ragusa, indagati davanti a Gip contestano accuse

I legali chiedono la revoca dei domiciliari

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Ragusa - “La titolare della casa di riposo “Villa Ortensia”, Margherita Di Raimondo, e il compagno, Salvatore Germanà (nella foto), hanno risposto a tutte le domande formulate dal giudice per le indagini preliminari di Ragusa, nel corso dell’interrogatorio tenutosi in data odierna, contestando in toto le accuse mosse nei loro confronti”. Lo dicono i difensori Giuseppe Lipera e Vincenza Forte.I quali aggiungono: “All’esito dell’interrogatorio, la difesa ha richiesto la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari, evidenziando l’assoluta mancanza di gravi indizi a carico degli indagati e la totale assenza di esigenze cautelari. Si resta sin da ora in attesa del verdetto del giudice, chiamato a pronunciarsi sulla revoca della misura cautelare applicata e, nel mentre, sono state già depositate le istanze di riesame sia al Tribunale della Libertà di Catania che di Ragusa. Auspichiamo – ancora i difensori – che sia fatta presto luce e giustizia su questa storia e che, ancora una volta, si affermi il principio che il tempo è galantuomo perché la verità è figlia del tempo”. 

L'ergastolano

Si sono tenuti oggi davanti al gip presso il Tribunale di Ragusa, gli interrogatori di garanzia per i dieci indagati nel caso della casa di cura lager a Ragusa. Anziani maltrattati e picchiati, sedativi per tenerli buoni, abbandonati a se stessi nella sporcizia, insultati. Ma anche un ergastolano - che ha ucciso la moglie, ottantenne e non pienamente autosufficiente, che ogni tanto esce, senza alcuna autorizzazione del Tribunale di sorveglianza. Ecco il quadro agghiacciante che emerge dalle indagini sulla casa di riposo.
Anziani in sovrannumero, senza le figure professionali previste per la loro gestione. Le ipotesi accusatorie riguardano maltrattamenti, abbandono di incapace, esercizio abusivo della professione medica e infermieristica.

L'omicidio colposo

Ha risposto al giudice anche almeno un'altra delle indagate che in quella struttura ci lavorava da una quindicina di giorni. Gli altri, invece, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Al termine della lunga udienza il giudice si è riservato. Anziani spesso abbandonati a se stessi, sedati per non disturbare, da personale che non aveva titolo per farlo e senza supervisione medica, ma anche malmenati, spintonati, in condizioni igienico abitative pessime; qualcuno veniva adagiato su dei materassi anche per terra. Letti senza sponde che avrebbero procurato cadute e traumi a diversi anziani, in un caso con esito letale. Dieci gli indagati. Le posizioni più critiche sono quelle dei gestori della casa di riposo, marito e moglie, oltre a quella di una donna che gli inquirenti ritengono essere braccio destro della coppia. Sono almeno 30, le parti offese al momento identificate ma il numero potrebbe aumentare. Alla donna titolare della struttura, al suo braccio destro e ad una terza persona, viene contestato anche un omicidio colposo per non avere prestato la giusta e tempestiva assistenza ad una anziana che a seguito di una caduta è poi deceduta. I titolari sono attualmente agli arresti domiciliari, la casa di riposo è stata posta in sequestro preventivo così come i beni aziendali. È stato nominato un amministratore giudiziario che dovrà garantire l'assistenza agli anziani fino a che tutti non verranno trasferiti verso altre strutture. Tutti gli altri indagati hanno avuto come misura preventiva il divieto di esercitare per 8 mesi l'assistenza in qualunque struttura sanitaria, 12 mesi per il braccio destro della coppia. Solo nei confronti di una delle operatrici non è stato emesso alcun provvedimento preventivo, il giudice non ne aveva ravvisato la necessità.


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