Giudiziaria Palermo

L'errore di liberare Brusca, u Verru è sempre “socialmente pericoloso"

A oltre un anno dalla scarcerazione il tribunale riattiva la sorveglianza speciale per l'ex boss pentito

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 Palermo - Poco più di un anno per lui arrivò il fine. Era il 31 maggio quando la liberazione, dopo 25 anni di carcere, di Giovanni Brusca - l’uomo che azionò il telecomando che provocò la strage di Capaci e ordinò lo strangolamento e lo scioglimento nell’acido del piccolo Giuseppe Di Matteo - colpì come una cazzotto in faccia i famigliari delle vittime e tutti gli italiani, che si sentirono traditi dallo Stato. Il boss di San Giuseppe Jato - fedelissimo del capo dei capi di Cosa nostra Totò Riina, e successivamente collaboratore di giustizia - resta “socialmente pericoloso” secondo il questore di Palermo Leopoldo Laricchia, la cui valutazione è stata accolta positivamente dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo.

I giudici hanno stabilito che per U Verru, detto anche lo Scannacristiani per la brutale ferocia, debba essere riattivata la sorveglianza speciale: il mafioso resta quindi sotto scorta, nella località segreta dove vive da libero cittadino, ma con le restrizioni previste dalla misura della sorveglianza speciale. “Umanamente è una notizia che mi addolora - disse un anno fa Maria Falcone - ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata: mi auguro solo che le forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso”.

Parole profetiche: “La stessa magistratura in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle sue rivelazioni - aggiunse -, soprattutto quelle relative al patrimonio, che probabilmente non è stato tutto confiscato. Non è più il tempo di mezze verità e sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco che un uomo che si è macchiato di crimini orribili possa tornare libero a godere di ricchezze sporche di sangue“. Tina Montinaro, vedova del caposcorta, si disse “indignata, la verità è che questo Stato ci rema contro: cosa racconterò al mio nipotino, che l’uomo che ha ucciso il nonno gira liberamente?”


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