Ragusa - Sul caso Iblea Acque Spa la magistratura ragusana apre un fascicolo d’indagine per fare luce sulla gestione della società, partecipata dai sindaci-soci dei dodici comuni della provincia di Ragusa.
Consulenze, assunzioni di personale, affidamenti, selezioni, incarichi di dirigenti, passaggio di personale proveniente da altre società partecipate comunali. Si indaga.
Il capitolo investigativo è alle prime fasi e l’istruttoria complessa e richiederà tempo.
Al netto delle interrogazioni sulla vicenda presentate dal consigliere comunale di Ragusa Gaetano Mauro, alcuni sindaci-soci, interpellati da Ragusanews, si sono limitati alla richiesta di spiegazioni all’indirizzo dell’Amministratore unico della Iblea Acque Spa. L’ing. Franco Poidomani destinatario delle polemiche, risponde. Prova a dare le sue spiegazioni. 20 pagine, indirizzate al sindaco di Ragusa Giuseppe Cassì, quale Presidente del comitato di controllo e al Presidente del Consiglio comunale.
“Screma” le accuse circa le procedure di selezione de personale, ma non solo. Difende le sue scelte. Poidomani scrive che “…dalla data di affidamento del servizio ha operato da solo ed è stato costretto ad assumere tutti i ruoli che la Legge richiede per la definizione dele varie procedure, nominando se stesso in quanto in possesso dei requisiti tecnico professionali per assumerli”. Ed ancora: “Le procedure adottate sono state predeterminate in maniera trasparente, i candidati non hanno partecipato ad un concorso per entrare nei ruoli della società, ma da una selezione per un incarico a contratto”. Si tratta delle 4 figure assunte nello staff dell’amministratore. Ma sul tavolo di Iblea Acque arrivano solo 9 candidature per 4 posti. Poidomani prova a dare una sua spiegazione: “Il numero dei partecipanti non è stato elevato perché la selezione riguardava soggetti dotati di alta specializzazione, tutti in possesso di laurea ed esperienza”.
Inoltre, in ordine alla presunta irregolarità di essere nominato come Amministratore unico della predetta società in house con un compenso annuo di 95 mila euro annui lordi in contrasto con l’art.5 del decreto legge n.95/2012, che vieta il conferimento di incarichi non gratuiti a soggetti già lavoratori pubblici collocati in quiescenza, Poidomani rimanda la palla ai sindaci che l’hanno nominato e “…che erano a conoscenza della condizione posseduta di pensionato”.