Giudiziaria Agrigento

Marco Castelli, morto a 7 anni: dal 2018 il processo non è ancora iniziato

L’auto della famiglia fu travolta da un’altra allo stop, i tubi arrugginiti a lato strada trafissero il bambino: il tribunale di Sciacca continua a rinviare

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 Sciacca, Ag - Il sorriso di Marco si è spento ormai da quattro anni ma, al dolore senza fine di madre e padre, si aggiunge la beffa di non riuscire neppure ad avere giustizia: ad oggi, di fatto, non è ancora cominciato il processo ai presunti responsabili dell’incidente che - nell’agosto del 2018 nell’agrigentino - si è portato via per sempre il bambino di Turate, in provincia di Como, di appena 7 anni. L’ultima udienza in tribunale, a Sciacca, si è risolta come le precedenti: ennesimo rinvio. Prossima data, il 22 settembre. «Chiediamo solo giustizia - ripetono instancabili papà Gualtiero e mamma Antonella (insieme nella foto) -, non è possibile che dopo oltre 2 anni e mezzo dalla prima richiesta di rinvio a giudizio, il tribunale non sia ancora riuscito a decidere sul punto».

I fatti: dopo una giornata in spiaggia, sulla provinciale tra Menfi e Sciacca, la macchina dei coniugi Castelli venne travolta da una vettura che aveva saltato uno stop. Marco era seduto nel suo seggiolino con la cintura di sicurezza allacciata, ma non è bastato a salvargli la vita: le barriere a lato strada, dei «tubi Innocenti arrugginiti» per dirla con la perizia, sono entrati nell’abitacolo della vettura, trafiggendolo a morte. Una tragedia a cui hanno concorso la scarsa manutenzione della strada, la segnaletica carente e, naturalmente, la mancata precedenza. Sei persone furono iscritte sul registro degli indagati. La perizia finale venne depositata solo un anno dopo l’incidente.

Poi: una prima richiesta di archiviazione per quattro delle persone coinvolte nell’incidente, a cui i genitori si sono opposti (ma intanto sono scesi a 5); il procedimento diviso in più fascicoli (quello con rito abbreviato a carico dell’autista della vettura che ha causato lo scontro e quello ordinario scelto dagli altri 4); infine lungaggini burocratiche e i rinvii legati al Covid. Continuando così, c’è il rischio è qualche reato si prescriva. «In una delle udienze sfociate in un nulla di fatto, era addirittura stato chiesto se mio figlio fosse presente in aula - ricorda con rabbia e dolore Gualtiero -. Nessuno ci ridarà Marco, ma questa situazione è uno strazio ulteriore: la morte di un bambino di 7 anni merita almeno giustizia. La separazione dei procedimenti avrebbe consentito di portarli avanti in modo distinto, ma non è stato così».

«Nell’ultima udienza si sarebbe dovuto procedere al dibattimento contro l’automobilista che ci è venuto addosso e all’esame delle richieste di rinvio a giudizio dei restanti imputati – continua -. Per il conducente è stata nuovamente presentata una richiesta di rinvio per legittimo impedimento e il giudice, anziché procedere con il rinvio a giudizio per i restanti indagati, ha deciso ancora una volta di rinviare l’udienza. Ci chiediamo, a questo punto, quale altra scusa verrà addotta alla prossima per posticipare nuovamente tutto - concludono amareggiati i genitori -. Vogliamo solo giustizia, un dolore come il nostro merita rispetto: ci siamo affidati alle istituzioni e questo è il risultato. Porteremo avanti la nostra battaglia finché ognuno non si prenderà le proprie responsabilità, e chiederà almeno scusa per quanto è successo e sta succedendo».


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