Giudiziaria
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06/09/2022 12:25

Matteo Messina Denaro «è vivo e vegeto», e non è nel trapanese

Il braccio destro ricostituisce il clan a Campobello, 35 arresti e 70 perquisizioni ma il super boss è un fantasma

di Redazione

Matteo Messina Denaro «è vivo e vegeto», e non è nel trapanese
Matteo Messina Denaro «è vivo e vegeto», e non è nel trapanese

 Campobello di Mazara, Tp – Tre anni fa era stato scarcerato dopo l’ennesima condanna e Francesco Luppino, ritenuto uno dei principali portavoce di Matteo Messina Denaro, non ha perso tempo: da Campobello di Mazara, cuore della provincia di Trapani, è tornato a tessere la sua trama di relazioni. In poco tempo ha ricostruito un nuovo gruppo di fedelissimi attorno alla primula rossa di Cosa nostra, l’uomo che conosce i segreti delle stragi, imprendibile dal giugno 1993. È vivo e vegeto” dice il braccio destro di Luppino, intercettato mentre parla con un complice.

La procura antimafia di Palermo ha fatto scattare stanotte un blitz dei Ros con 35 arresti: una settantina le perquisizioni in tutto il trapanese, ma Messina Denaro resta fantasma. Lontano, latitante fuori dalla Sicilia e probabilmente dall’Italia. Non come Bernardo Provenzano. Se è vivo, come appare certo, oggi ha 60 anni e deve scontare diverse condanne all’ergastolo: per le stragi Falcone, Borsellino, le bombe di Roma, Milano e Firenze. Nella stagione dell’attacco allo Stato era il “pupillo” di Totò Riina, il capo dei capi; oggi è il manager della nuova Cosa nostra, riconvertita ad holding di investimenti, che dirige da qualche parte, a migliaia di chilometri di distanza, dove da decenni si nasconde sotto mentite spoglie.

Per questo le indagini continuano ad essere piene di imprenditori piccoli e grandi, che fanno da prestanome. Ma lui dov’è, e che volto ha adesso? “Non è il capo di Cosa nostra ma la provincia mafiosa di Trapani è saldamente nelle sue mani – dice il comandante del Ros, il generale Pasquale Angelosanto -, dal 2011 sono state eseguite oltre 140 misure cautelari sulla provincia di Trapani e sono stati sequestrati beni per 250 milioni di euro. Indagini che hanno sempre interrotto la riorganizzazione degli assetti dei mandamenti”.