Giudiziaria Trapani

Matteo Messina Denaro, nel covo le impronte di 20 fiancheggiatori

Isolate dagli investigatori nell’appartamento di Campobello di Mazara dove ha vissuto dal 2017 fino alla cattura

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/14-12-2023/matteo-messina-denaro-nel-covo-le-impronte-di-20-fiancheggiatori-500.jpg Matteo Messina Denaro, nel covo le impronte di 20 fiancheggiatori


Campobello di Mazar, Trapani - Sono oltre venti le impronte digitali trovate dai carabinieri nell’ultimo covo di Matteo Messina Denaro, l’appartamento di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, in cui il boss ha vissuto fino allo scorso 16 gennaio, giorno della sua cattura. Subito dopo il blitz che ha messo fine ai 30 anni di latitanza del capomafia, gli investigatori hanno passato al setaccio la casa, formalmente intestata ad Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità al padrino per mesi, scoprendo tracce di una ventina di persone.

Non tutte hanno frequentato il covo: alcune impronte sono state trovate infatti su oggetti. Come quelle di Martina Gentile, la figlia della maestra Laura Bonafede, storica amante di Messina Denaro, da una settimana agli arresti domiciliari con le accuse di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena. La giovane donna, che ha evitato il carcere perché madre di una bimba di tre anni, ritenuta dai pm di Palermo una delle postine del boss ricercato, ha lasciato le sue tracce su uno dei dvd trovati nel nascondiglio. I carabinieri sperano ora di risalire, attraverso le impronte isolate, agli altri contatti del boss. Dalle indagini emerge, comunque, che Messina Denaro ha vissuto a Campobello, paese a pochi chilometri dalla sua cittadina d’origine Castelvetrano, fin dal 2017. E che soprattutto prima della malattia che l’ha poi ucciso avrebbe condotto una esistenza quasi normale nonostante fosse il latitante più ricercato d’Italia.

Il capomafia avrebbe avuto una vita sociale e si sarebbe più volte spostato non solo da Campobello, ma anche dalla Sicilia. Il lavoro degli inquirenti si concentra proprio sulla ricostruzione degli anni della latitanza, sulla rete dei favoreggiatori — alcuni come la Gentile e la madre già arrestati – e soprattutto sugli affari del boss.


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