Ragusa - Come riportato quest’estate da Ragusanews la Procura di Ragusa ha riaperto, a quasi mezzo secolo di distanza, le indagini sull’omicidio dell\'ingegnere Angelo Tumino. Un delitto sul quale su Giovanni Spampinato – ucciso qualche mese dopo, nell’ottobre 1972 - aveva raccolto testimonianze e informazioni. Il secondo “cold case” ibleo, collegato al primo, senza movente ma con un colpevole: Roberto Campria. “Quando arriva la telefonata della morte di Tumino, Campria era a casa dell\'ingegnere - dice il fratello del giornalista, Salvatore (foto), intervistato dall\'Agi -. Risponde lui al telefono e dichiarerà di essersi trovato li per aspettare l\'amico, e intanto stava mettendo a posto delle cose. Mi chiedo, cosa stava sistemando? Puoi mettere le mani in cose non tue in casa d\'altri?”. Non c\'è certezza nemmeno sul calibro della pistola che lo ha ucciso: “Il calcolo è stato fatto dal foro che il colpo ha provocato, non dal bossolo che non venne trovato - aggiunge -. Si disse una calibro 9, che era arma generalmente in dotazione alle forze dell\'ordine, ma è più facile che potesse essere una calibro 38”.
“Giovanni diceva in una lettera che da una piccola cosa ne aveva scoperta una grossa – dice all\'Agenzia giornalistica italiana Salvatore Spampinato –, nelle coste tra Ragusa e Siracusa ci sarebbero stati sbarchi di armi e sigarette che servivano per autofinanziamento dei gruppi neofascisti: carichi che venivano ripagati anche con reperti archeologici e opere d\'arte. Stefano Delle Chiaie e Giulio Quintavalle erano a Ragusa. Delle Chiaie era uno dei ricercati, per il sospetto che ci fosse lui alle spalle dell\'attentato all\'Altare della Patria e di Piazza Fontana. La famiglia Quintavalle, considerata appartenente agli ambienti dell\'eversione di estrema destra, alloggiava nel cuore della città: uno dei figli aveva tentato di entrare nel gruppo degli anarchici ed era pronto a dare soldi per organizzare una sede strutturata. Da Roma però dissero che era un fascista e questa storia arrivò a Giovanni”.
Giuseppe Spampinato, papà di Giovanni e dirigente del partito comunista, “scrive una nota di quanto stava accadendo che finisce per anni nel dimenticatoio, Giovanni stesso che ritengo fosse preoccupato, teme che qualcuno pensi che lui sappia più di quanto in realtà sa e scrive anche del delitto Tumino che secondo lui stava andando verso l\'insabbiamento. Eppure di quella nota non ne venne informato nemmeno mio padre. Dal delitto Tumino alla sua uccisione, Roberto Campria cercò spesso Giovanni, pur avendolo querelato, voleva probabilmente sapere da lui elementi di indagine che lo riguardavano. La notte in cui Giovanni venne assassinato ero da solo in casa. I miei genitori erano andati dalla nonna, la mamma di mio padre”.
“Campria telefonò perché aspettava di vedersi con Giovanni che non era ancora rientrato da Catania dove aveva accompagnato la fidanzata – spiega Salvatore Spampinato -. Sentii Giovanni rientrare dopo le 22, ho percepito che stava parlando al telefono con il suo assassino che insisteva per vederlo. Giovanni tentava di rimandare ma quello insisteva. Poi Giovanni posò la cornetta arrendendosi alle insistenze, riprese le chiavi della macchina ed uscì”. Dopo il tentativo di andare a prendere qualcosa in un bar, arrivarono davanti al carcere e Campria sparò sei colpi di pistola dentro la macchina, ammazzando Giovanni.
“Qualcuno vide una macchina di traverso davanti a quella di Giovanni, tanto da pensare ci fosse stato un incidente ma di questa macchina, una 850 chiara non si saprà più nulla. E poi la storia delle pistole una p38 ed una automatica, quattro colpi sparati da una e due dall\'altra. Positivo il guanto di paraffina su Campria per entrambe, ma una delle due era senza impronte, e lo si seppe nel 2008. Campria raccontò diverse versioni. Venne condannato per l\'omicidio di Giovanni. Premeditato, ma un movente fino alla sentenza di Cassazione non c\'è. Perché è stato ucciso Giovanni? Perché non si fece mai luce sul delitto Tumino? Giovanni era sulla pista giusta? Chi poteva temere dalle sue indagini giornalistiche?”. Il 6 gennaio 1973 muore un antiquario, Guarino, folgorato nel campanile di San Giovanni. Era persona amica di Tumino. “Non so se ci sia o meno un collegamento tra tutte le morti, ma ritengo ci sia una lunga serie di circostanza da chiarire”.