Palermo - I carabinieri la trovarono nella sua stanza. Dormiva profondamente Martina Barreca. Per svegliarla dovettero scuoterla. A pochi metri, i due fratellini, Kevin 16enne ed Emanuel di 5 anni, giacevano a terra senza vita, torturati e uccisi. La ragazzina, allora minorenne, ammise subito di aver avuto un ruolo nei delitti dei bambini e in quello della madre, Antonella Salamone, trovata carbonizzata nel giardino della sua abitazione di Altavilla Milicia, nel Palermitano. Oggi per Martina è arrivata la sentenza: 12 anni e 8 mesi in abbreviato per omicidio plurimo aggravato dalla crudeltà e dalle sevizie e occultamento di cadavere. Per lei il pm aveva chiesto 18 anni.
Contemporaneamente a pochi chilometri, nell’aula bunker del carcere Pagliarelli, si è aperto il processo ai complici: il padre, il muratore Giovanni Barreca, e una coppia di fanatici religiosi da lui conosciuti in una comunità evangelica. I tre e la ragazzina si erano convinti che in casa Barreca ci fosse il diavolo e che il male si fosse impossessato della Salamone e del figlio piccolo a cui la donna era molto legata. Per scacciare il demonio il muratore aveva chiesto l’aiuto di Sabrina Fina e Massimo Carandente che per giorni avrebbero partecipato a un rito folle costato la vita alla donna e ai due figli sottoposti a crudeli sevizie e poi uccisi e incaprettati.
A chiamare i carabinieri, all’alba dell’11 febbraio fu Barreca. «Ho ucciso tutta la mia famiglia, venite a prendermi», disse al 112. I militari lo trovarono in stato confusionale in auto a farfugliare sul demonio e sul sangue versato dai suoi. L’uomo ha sempre cercato di difendere la figlia che, però, non ha mai negato di aver partecipato alla strage puntando il dito contro la coppia di fanatici responsabili a suo dire dell’organizzazione dei rituali. Sia la ragazzina che il padre sono stati dichiarati capaci di intendere e di volere. Martina è stata condannata dal gup Nicola Aiello, per il padre si è appena aperto il processo. Anche lui in più occasioni ha incolpato la coppia di amici che, invece, si è sempre detta innocente. «Sono una chioccia amorevole, amo i bambini, ho salvato la mia cagnetta, amo gli anziani e i disabili», ha detto oggi la Fina in Corte d’Assise.