I video sui social: «Il mio ragazzo spericolato alla guida, che paura»
di Redazione

Treviso – Un buco nero nella ricostruzione dell’incidente accaduto sabato notte a Gorgo al Monticano, lungo via Sant’Antonino, la strada che collega Motta di Livenza con il piccolo comune trevigiano. Oltre a non essere chiara la dinamica della tragedia, costata la vita a Eralda Spahillari, una diciannovenne di origini albanesi, e a Barbara Brotto, diciassettenne di Rustignè di Oderzo, si infittisce il giallo relativo alla seconda macchina, la Volkswagen Polo bianca con al volante un diciottenne che sarebbe stata superata dalla Bmw 420 con alla guida un diciannovenne di Pravisdomini (Pordenone) in lotta tra la vita e la morte all’ospedale di Treviso prima che l’auto di grassa cilindrata finisse la sua corsa schiantandosi contro un albero.
Il conducente della Polo, che aveva a bordo anche altri due ragazzi e una ragazza, è stato identificato soltanto qualche ora dopo l’incidente. A confermarlo è il Procuratore della Repubblica di Treviso Marco Martani. «Sui due guidatori – ha spiegato – è stato condotto il test per la guida in stato di ebbrezza e l’assunzione di droghe. Ma sull’esame alcolometrico fatto al guidatore della Polo pesano molti dubbi, dato che è avvenuto svariate ore dopo lo schianto». Sul diciottenne, così come sugli altri passeggeri, peserebbe quindi l’accusa di omissione di soccorso che il sostituto procuratore Gabriella Cama, il magistrato che ha iscritto il suo nome sul registro degli indagati con l’accusa di omicidio stradale (identica l’accusa anche per l’altro guidatore), starebbe valutando.
Si sa che la Volkswagen non era presente quando sul posto sono arrivati i soccorsi. Secondo la testimonianza di una residente, uscita di casa per il forte botto, i quattro si sarebbero inizialmente fermati e avrebbero anche chiamato per nome i passeggeri e il conducente della Bmw ma sarebbero ripartiti subito dopo. L’unica certezza è che la prima chiamata che ha avvisato il Suem 118 è venuta proprio da loro. Perché i quattro ragazzi non si siano fermati nel tentativo di prestare soccorso agli amici resta un punto di domanda. Forse, ma è solo un’ipotesi, il giovane alla guida aveva bevuto, temeva di essere oltre il limite e preso dal panico avrebbe deciso di allontanarsi.
Intanto il pubblico ministero ha deciso che sulla dinamica dell’incidente verrà effettuata una perizia cinematica ed è per questo che il neomaggiorenne alla guida della Polo è stato indagato. Secondo quanto riferito dagli investigatori la Bmw, semidistrutta per l’impatto contro un platano, avrebbe sorpassato l’altra auto a una velocità di almeno 140 chilometri orari, ovvero almeno 90 chilometri oltre il limite, che in via Sant’Antonino è di 50. Una bravata che però è costata cara al giovane che si era fatto prestare l’auto dal padre. Forse l’inesperienza e la velocità, avrebbero fatto sì che l’automobile toccasse la Polo e perdesse aderenza. Sul posto non sono presenti telecamere di video sorveglianza: gli investigatori, che hanno già sentito i quattro giovani della Volkswagen, sono al lavoro per raccogliere altre possibili testimonianze, oltre a verificare le immagini riprese da eventuali videocamere di sicurezza installate nella abitazioni vicine e il cui occhio elettronico che potrebbe avere ripreso gli istanti in cui è avvenuto l’incidente.
Gli investigatore stanno anche guardando i social network delle persone coinvolte nello schianto e che erano molto attive online. Ad esempio, nel postare video su TikTok, Barbara Brotto raccontava ai suoi follower delle giornate in auto con il fidanzato, quando lo riprendeva perché andava troppo veloce. «Non c’è bisogno di correre», diceva l’animazione disegnata della giovane in un video ma non si trattava di un litigio, quanto piuttosto di un ammonimento, perché il frame finisce con i due che scendono dal veicolo abbracciati.
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