Super yacht in mano agli avvocati, Melnichenko pronto ad azioni legali
di Redazione


Scicli – L’oligarca Andrey Melnichenko, il magnate innamorato di Sampieri di Scicli, mette in mano a un pool di avvocati la pratica del suo yacht da 530 milioni sequestrato a Trieste dalla Guardia di Finanza.
Per anni è stato di stanza nel mare di Sampieri di Scicli. Nel 2017 e nel 2020. Lo yacht “SY A”, in rimessaggio al porto di Trieste, del valore di circa 530 milioni di euro, di proprietà del miliardario russo Andrey Igorevich Melnichenko, è stato “congelato” dalla Guardia di Finanza, in ordine alle sanzioni contro la Russia per la guerra in Ucraina.
Lungo 143 metri e largo 25, il ‘Sy A’, è lo yacht a vela più grande al mondo. Melnichenko è il principale azionista e membro dei consigli di amministrazione del gruppo EuroChem, che produce fertilizzanti, e della società di energia del carbone SUEK. Secondo Forbes, nel 2021 il patrimonio netto di Melnichenko è stimato in 19,8 miliardi di dollari.
«Sì, stiamo fornendo assistenza legale alla proprietà dello yacht nei rapporti con l’Agenzia del Demanio — conferma l’avvocato Nicola Sodnik- e parallelamente è in corso di valutazione un eventuale ricorso al Tar contro il provvedimento di congelamento». È il primo concreto segnale di controffensiva legale dopo le sanzioni europee che hanno colpito la cerchia di potere intorno a Vladimir Putin.
Ma non è così facile trovare avvocati qualificati disponibili. Si è alzato un muro etico: l’indisponibilità di molti grandi studi internazionali ad accettare mandati dai soggetti sanzionati, anche quelle law firm internazionali, praticamente tutte le più importanti, che fino a ieri avevano (e vantavano) rapporti professionali consolidati con tutte le principali entità economiche russe, pubbliche e private, quotate in Borsa e non. Com’era ovvio in quel mondo globale che sembra un’altra epoca e nel quale, tra l’altro, Melnichenko ha ricevuto (2018) l’onorificenza ufficiale di Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia. Il principio sotteso (e opinabile, secondo molti legali) alla base delle scelte attuali, è quello dei mandati moralmente inopportuni. Soprattutto per gli avvocati d’affari che più di altri si identificano anche per la qualità e i valori dei clienti.
Baker McKenzie, un esempio tra i tanti, primo studio legale globale ad essere registrato in Russia-URSS 33 anni fa, ha da poco reciso il cordone ombelicale con la sua branch russa (130 avvocati). Anche in Italia la linea è questa. Abbiamo interpellato alcuni dei più importanti studi legali: porte chiuse agli oligarchi. Poi vedremo nel dettaglio delle law firm. Ma che cosa sta succedendo concretamente? Torniamo al porto di Trieste dove è in rimessaggio il «Sailing Yacht A» acquistato nel 2015 da Melnichenko, re dei fertilizzanti e del carbone, classe 1972, tra i più giovani miliardari russi. L’11 marzo la Guardia di Finanza ha messo il lucchetto alla sua barca delle vacanze, un gigantesco yacht a vela di 143 metri, il più grande del mondo, più costoso della villa (Certosa) di Silvio Berlusconi a Porto Rotondo. Melnichenko si è risentito e ha messo in campo un pool di avvocati guidato dallo studio Vaccaro-Ricco-Frizzi di Genova.
«Collaboriamo con l’Agenzia del Demanio — dice Nicola Sodnik, partner dello studio — per la conservazione del bene, con molta fatica …». Solo la spesa per la cambusa, necessaria per mantenere in forma i 30 membri dell’equipaggio, è stata un percorso a ostacoli durato giorni, secondo l’avvocato. I costi della manutenzione sono a carico del Demanio — afferma il legale — che poi presenterà il conto al proprietario quando il bene verrà scongelato. Parallelamente i legali di Melnichenko stanno valutando l’eventuale contestazione del provvedimento davanti al Tar del Lazio. C’è da scommettere che altri oligarchi stanno affilando le armi legali. Ma il vastissimo mercato dell’assistenza legale si è un po’ ristretto. Vediamo qual’è la posizione di alcuni grandi studi, soprattutto avvocati d’affari.
Pavia e Ansaldo è da molto tempo presente in Russia al fianco, soprattutto, delle imprese italiane. E oggi? Con l’inasprimento delle sanzioni occidentali «e fintanto che le condizioni lo consentano — ci dicono — lo Studio continua a prestare assistenza ai clienti che hanno investimenti in Russia o consolidati rapporti industriali o commerciali con controparti russe, ma ha adottato la policy di non assumere incarichi da soggetti destinatari delle sanzioni europee in relazione alle specifiche attività da esse previste». Nei casi dubbi rispetto alla linea adottata, viene coinvolto il consiglio di amministrazione per decidere il caso. Gianni & Origoni ha una posizione netta: «Il nostro Studio ha deciso di non assistere individui o entità controllate o sotto l’influenza dello stato russo o collegate all’attuale regime russo, ovunque si trovino nel mondo. Al contrario, daremo la nostra disponibilità ad assistere clienti italiani o internazionali che hanno difficoltà a relazionarsi con la Russia, l’Ucraina, anche in relazione alle norme di carattere eccezionale; per questo tipo di assistenza, abbiamo istituito una task force». Linea simile per Chiomenti che non ha oligarchi in portafoglio ma «un team dedicato che offre assistenza ai nostri clienti nel caso dovessero relazionarsi con soggetti sanzionati o lavorare in situazioni interessate dalle sanzioni». Anche BonelliErede risulta non avere oligarchi tra i clienti e non è disponibile ad acquisire mandati da soggetti coinvolti nelle sanzioni.
No anche a funzionari del governo
Posizione analoga per la law firm globale Dentos. Attraverso il managing partner Federico Sutti fanno sapere che i loro specialisti hanno condotto «una approfondita analisi delle oltre 1.000 sanzioni emesse da Australia, Canada, Europa, Nuova Zelanda, Singapore, Corea del Sud, Regno Unito, Stati Uniti e altre giurisdizioni per garantire il rispetto da parte dello Studio delle restrizioni imposte». Inoltre il comitato internazionale del gruppo ha stabilito che «lo Studio non accetterà alcun nuovo mandato da parte di entità statali russe, di società partecipate dallo Stato o di funzionari del governo russo o altre persone strettamente collegate allo stesso, anche se non direttamente interessati dalle sanzioni». Advant Nctm non ha mandati in corso con chi è stato inserito nelle liste dei sanzionati ma la linea, comunque, è non accettare incarichi da soggetti che rientrino in quel perimetro. Andersen (avvocati, commercialisti e advisor finanziari), membro italiano di Andersen Global, «non ha oligarchi russi nella propria clientela e la decisione è quella di non accettare eventuali mandati». Inoltre, lo studio ha scelto di non lavorare per società con sede in Russia o con interessi in quel Paese. Lo studio legale e tributario Fivelex «ha deciso di astenersi dall’assunzione di qualsiasi incarico o mandato da parte di società e/o cittadini russi».
L’oligarca «molto facoltoso» respinto
Ha un ufficio a Mosca Dejalex (De Berti Jacchia) guidato dal partner Armando Ambrosio, attualmente in Italia: «A Mosca — afferma Ambrosio — non assistiamo clienti russi che si trovano in questa situazione. La nostra clientela è formata quasi esclusivamente da persone fisiche e società italiane o europee che operano in Russia in operazioni commerciali, di investimento e di difesa della proprietà intellettuale». Dejalex dunque non ha e non vuole occuparsi di soggetti colpiti da sanzioni. «Di recente ci è stato proposto di assistere un cliente russo molto facoltoso nella presentazione di un ricorso avverso il sequestro di uno yacht di sua proprietà, avvenuto in Italia. Benché si trattasse di un mandato importante, abbiamo deciso, per policy interna, di declinare l’offerta».
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