E la partita a scacchi con la storia
di Un Uomo Libero.

La notizia della morte del senatore Giulio Andreotti, data pochi attimi fa dalla famiglia e battuta dalle più importanti agenzie di stampa, ha fatto in breve il giro del mondo.
Giulio Andreotti ha segnato indelebilmente il tempo della storia repubblicana del nostro Paese. Da quando, giovane ricercatore, De Gasperi lo aveva notato, nella Biblioteca Vaticana e lo aveva scelto come suo fido braccio destro, la sua storia politica non ha conosciuto soste o ripensamenti.
Oggi molti si stracceranno le vesti o continueranno a lanciare il loro “j’accuse” verso una figura di statista che prima di essere tale fu testimone e vittima di un’Italia ridotta in pezzi dalla disastrosa avventura fascista.
Forse fu proprio il suicidio di quell’intera classe dirigente, prona alle insane follie di un indiscusso potere, a maturare in lui la coscienza di una nuova politica che, pur di non fare i conti col passato, si reggeva sul risicato equilibrio di forze espresse da blocchi prima ancora che ideologici strategici.
Fu, in ogni caso, il lato oscuro di De Gasperi. L’uomo che seppe coniugare ambizione e potere secondo la grande lezione di Nicolò Machiavelli. L’astuto romanaccio, pronto alla battutaccia perfida ma mai banale e sempre intelligente, da sempre avvezzo a dar del “tu” ai grandi della Storia che nella città Eterna hanno trovato, nei secoli, radici e legittimazione.
Non voglio qui ricordare l’uomo dei processi, l’amico delle mafie e delle massonerie o di spregiudicati banchieri, l’antico satrapo di uno Stato inventato al quale gli Americani avevano regalato una democrazia fragile quanto bastasse per fare loro da prestanome.
Voglio, invece, sperare e credere che la sua coscienza sia stata limpida e sincera, come ebbe a sostenere in una delle ultime interviste, perché se così non fosse, l’incombente giudizio di un Dio, nel quale lui credé fermamente, già la opprimerebbe.
Resta comunque l’”uomo” il vincitore assoluto di una partita a scacchi con la Storia. “Il potere logora solo chi non ce l’ha” fu uno degli aforismi per il quale sarà ricordato. Lui il potere lo possedé, come arma (“conosco diversi segreti di Stato ma li porterò con me nell’Aldilà”), senza mai mollarlo. Fino all’ultimo. Fino al momento della verità nel quale per chiunque le certezze del mondo vacillano ma non per lui.
Lo ha portato, questo potere, chiuso nel pugno del suo cuore come un vecchio faraone nell’ultimo viaggio di discesa all’Ade. Perché non logorasse tra i vivi, dopo morto, la sua memoria.
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