Attualità
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26/07/2009 01:22

Giurisprudenza in forse a Ragusa

di Alessandro Bongiorno, Gzz

Ragusa – L’anno accademico che inizia a settembre potrebbe essere l’ultimo per Giurisprudenza. Il preside Vincenzo Di Cataldo, nel corso della riunione del senato accademico di giovedì, è stato chiaro: la sua facoltà non è più interessata a mantenere il decentramento di Ragusa, anche a fronte di un contributo del Consorzio universitario che raggiunga i tre milioni di euro. Una delibera in questo senso, secondo quanto riferito dai rappresentanti degli studenti, sarebbe stata già approvata. La soppressione dei corsi diverrebbe operativa a partire dall’anno accademico 2010-2011, ovvero dal momento in cui i parametri del decreto sui requisiti minimi saranno vincolanti.
Questo avviene mentre i nostri politici non riescono a trovare l’accordo sulla modifica dello statuto del Consorzio universitario. A bloccare le trattative è una questione di grande rilievo: i compensi per i componenti del consiglio d’amministrazione. Il nuovo statuto dovrebbe servire per attirare capitali privati, ma con queste premesse non sarà così semplice. Del resto, l’unico socio privato del Consorzio (la Banca Agricola Popolare di Ragusa), ultimamente, ha deciso di defilarsi, ben imitata anche da alcuni enti pubblici (Azienda ospedaliera e Azienda sanitaria).
L’impressione è che si navighi a vista. Si aprono corsi di laurea (Scienza politiche) sol perché ci sono i soldi della legge mancia, senza badare alle reali esigenze del territorio e alle reali prospettive occupazionali di chi riesce a completare questo corso di studi. In contemporanea si chiudono facoltà (come Informatica) che invece potrebbero rappresentare il futuro occupazionale per tanti giovani.
Dal prossimo anno accademico, intanto, non ci sarà più la facoltà di Medicina che, preso atto dell’impossibilità di allestire le cliniche negli ospedali della provincia, rientrerà alla base, a Catania. Con sollievo degli stessi studenti, costretti a seguire le lezioni e sostenere gli esami a Ragusa e a spostarsi a Catania per le cliniche.
Il «grande successo» sbandierato in occasione della vertenza, apertasi qualche settimana fa con il rettore, sembra già lontano. Non migliore è la situazione della facoltà di Lingue, considerata il gioiello del decentramento. A parte, nelle cronache regionali, a pagina 26, riferiamo del caso del professore di arabo che rischia l’espulsione, perché rimasto senza contratto e, quindi, per le leggi del nostro Paese, risulta clandestino.
A Lingue, i problemi sono di natura finanziaria. Durante la gestione Drago, il Consorzio universitario si era impegnato a impinguare le risorse, prendendo atto di come la situazione prevista nella convenzione fosse ormai superata. Era stato concordato un ulteriore contributo di 392 mila euro l’anno che avrebbe consentito alla facoltà di poter gestire nel migliore dei modi l’anno accademico. Alla fine di luglio, con gli studenti ormai in vacanza, questi soldi non sono mai arrivati, mettendo in ginocchio la facoltà che, sapendo di poter contare su queste risorse, aveva a sua volta pensato di poter garantire alcuni servizi sia agli iscritti che ai docenti.
Oggi, c’è grande sfiducia sia tra i professori che tra gli studenti. Molti docenti si sono detti non più disponibili a lavorare in queste condizioni.
Già domani, il rappresentante degli studenti, Paolo Pavia, incontrerà il presidente del Consorzio universitario, Giovanni Mauro, per rappresentare una situazione assai difficile. Dignità dei docenti (alcuni dei quali lavorano senza percepire alcun compenso, essendo scaduti e non più rinnovati i loro contratti) e qualità degli studi rischiano di divenire un optional. E questo non è tollerabile. Nella migliore delle ipotesi, si vive, secondo quanto riferiscono gli studenti, una situazione di precarietà, con docenti che curano più insegnamenti e un taglio nel numero delle materie da poter inserire nel piano di studi.
«Faremo di tutto – ha anticipato ieri il vice presidente Gianni Battaglia – per onorare l’impegno assunto con il preside Famoso. Il problema, paradossalmente, non è nostro, ma dell’Università che, tramite il rettore, ci ha obbligato a rispettare alla lettera le convenzioni sottoscritte. E la convenzione con la facoltà di Lingue, che io stesso reputo superata perché ipotizza una realtà molto sottodimensionata rispetto all’attuale, non prevede questa integrazione che avevano concordato con il preside. Con la citazione, il rettore ci ha obbligati a versare, in modo rigoroso, le somme previste dalla convenzione e noi, ora, dobbiamo correre per essere puntuali, il 30 settembre, al versamento di un milione e 700 mila euro. Superato questo scoglio, l’intero consiglio d’amministrazione si impegnerà a onorare la parola data al preside. Posso garantire che faremo tutto il possibile».
I docenti della facoltà di Lingue hanno, intanto, sottoscritto un documento, indirizzato proprio al Consorzio universitario, nel quale si dice che, se Lingue deve continuare a essere presente a Ragusa, il devono essere garantiti tutti i servizi necessari, sia ai professori che agli studenti. «Viceversa nessun docente – si legge – è disposto a lavorare in condizioni disastrate, a discapito della propria dignità».

La scheda

1948
sono gli studenti iscritti ai corsi di laurea attivati a Ragusa. Il dato comprende studenti in regola con gli esami, ripetenti e fuori corso.

1025
sono gli studenti che hanno frequentato, nell’anno accademico 2008-2009, i corsi di laurea della facoltà di Lingue. Si tratta, quindi, di una percentuale che supera il 50 per cento del totale degli iscritti a tutte le facoltà attivate a Ragusa.

711
sono invece gli studenti che inseguono la laurea in Giurisprudenza nella facoltà che ha sede nei locali di via Matteotti.

212
gli iscritti al corso di laurea in Scienze agrarie tropicali e subtropicali, il primo a essere attivato a Ragusa e ad aprire la strada al decentramento.