di Redazione


Una Sicilia inedita e inattesa. Presentato ieri, alla Camera dei Deputati, il paniere dei prodotti tipici della provincia di Ragusa, cui è seguito il pranzo per i giornalisti e la cena Vip in via Veneto, sotto la guida dello chef siciliano Carmelo Chiaramonte.
“Gli Arancini di Montalbano” il titolo dell’iniziativa che prende spunto dalle pagine dei romanzi di Andrea Camilleri, e promossa nella Capitale dall’associazione culturale Prometeo Modica (Rg) con il patrocinio della Provincia Regionale di Ragusa e del Comune di Modica.
Erano presenti in conferenza stampa il presidente della Provincia Regionale di Ragusa, Franco Antoci, il sindaco di Modica Piero Torchi, l’assessore provinciale allo sviluppo economico Enzo Cavallo, oltre all’on. Peppe Drago e all’on. Riccardo Minardo. L’organizzazione dell’evento è stata curata dalla dottoressa Juse Scala, docente di lingue ed esperta nell’organizzazione di eventi e congressi, per conto dell’associazione culturale Prometeo Modica.
Una teoria di immagini, colori, sapori e infine valori: la degustazione dei prodotti tipici iblei, offerti dai 45 produttori del Consorzio Sicilia Barocca Export, dall’azienda vinicola Tenuta Bonincontro (Vittoria) e da Gli Aromi, azienda agricola di Scicli, ha proposto un percorso enogastronomico di sapori tutti siciliani, che si è tenuto presso il ristorante Conte di Galluccio in via Veneto.
“Oltre alla partecipazione della stampa specializzata e di settore, che si occupa di enogastronomia, e ai giornalisti della stampa generalista, abbiamo registrato la presenza a cena di professionisti, manager, personalità del mondo della cultura, della ricerca medica e scientifica, oltre che dell’impresa, e che sono riconosciuti come opinion maker, in grado di veicolare quasi come dei testimonial l’impressione assolutamente positiva che hanno ricevuto dal SudEst siciliano e dagli iblei grazie al percorso enogastronomico ispirato ai Luoghi di Montalbano”, spiega Juse Scala.
Un auspicio è venuto dal Presidente della Provincia Regionale di Ragusa, Franco Antoci: “Attraverso i piatti e i prodotti tipici stiamo cercando di rappresentare tutta la ricchezza e la varietà della nostra cultura, del vissuto di un territorio che solo di recente è stato scoperto come meta turistica, e in grado di coniugare i beni architettonici del tardobarocco successivo al terremoto del 1693, e riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, al mare e alle spiagge dorate.
Piero Torchi, sindaco di Modica e presidente del distretto culturale del SudEst: “L’azione odierna è sottesa a un progetto più ampio, quello di promozione di un territorio, da parte di una classe dirigente giovane, intraprendente, moderna. La manifestazione di oggi arriva a quarantotto ore dallo studio di Federculture che spiega come il turismo culturale, e legato ai percorsi enogastronomici, sia oggi in crescita, a fronte della crisi che attraversa il turismo balneare nel Paese.
Oggi i territori sono usciti dalla logica municipalistica, il Distretto culturale del SudEst è il primo distretto culturale regolarmente registrato in Italia, e riconosciuto peraltro da una norma della Regione Siciliana. Abbiamo agito ascoltando Goethe: “Ciò che hai ereditato dai padri devi riconquistarlo se vuoi possederlo veramente”. E la manifestazione di oggi è un riappropriarsi delle nostre origini”.
Il “cuciniere” Carmelo Chiaramonte: “Il percorso enogastronomico odierno vuole raccontare le città, ma anche la campagna che distanza un centro storico dall’altro. Tra Modica, Ragusa, Scicli, Punta Secca c’è una campagna dagli aromi forti, dai sapori intensi, decisi. Credo ci sia una corrispondenza tra i prodotti enogastronomici e la gente che li fa. Da questo punto di vista i piatti di questo percorso sono testimoni dei valori di questa terra”.
Quindi, Chiaramonte, è passato a parlare degli arancini: “L’arancino è probabilmente un piatto arabo, sicuramente Mediterraneo, ricorda il seno materno, le sue fattezze richiamano la capacità procreativa della donna, l’arancino è perciò metafora, della vita, del suo rigenerarsi”.
Paolo Nifosì, storico dell’arte e docente all’Università di Catania: “L’idea del viaggio in Sicilia come momento formativo nasce nella seconda metà del Settecento. I Luoghi del Grand Tour erano Palermo, Selinunte, Agrigento e Taormina. Quelli che oggi sono conosciuti come Luoghi di Montalbano, ovvero il SudEst e segnatamente gli Iblei, erano ignorati. L’emarginazione della Sicilia sudorientale sino ai primi decenni del Novecento forse è attribuibile in parte anche alla presa di distanza della cultura ottocentesca dall’esperienza precedente del Barocco.
Il terremoto del 1693, con i suoi sessantamila morti, determinò un fenomeno, la ricostruzione del Val di Noto, attraverso capimastri locali, nell’ambito di un’esperienza autoctona, un grande Rinascimento, che però, nella lettura dei fenomeni turistici, a livello mondiale, comincia a essere avvertita solo tra la fine degli anni Novanta e il 2000, grazie al riconoscimento Unesco, e grazie anche alla fotografia solare e ammaliante de Il Commissario Montalbano.
Oggi l’affermazione più frequente dei turisti che vengono in provincia di Ragusa è “non me lo aspettavo”. Nella dinamica tra progettazione e spontaneità (sono progettate, da un punto di vista urbanistico, Noto, Grammichele, Ragusa Superiore; non sono progettate Modica, Ibla, Scicli) si è determinata una realtà: un rapporto tra natura e storia assolutamente unico e irripetibile.
Non esiste altrove, in Europa, una sintesi così equilibrata tra Storia e Natura. E forse la carenza di collegamenti in passato ha aiutato a salvaguardare questa civiltà, che si è autoconservata, nella consapevolezza delle piccole cose fatte a regola d’arte.
E questo è il grande segreto della cultura enogastronomia iblea: saper fare del macco di fave buono, saper fare del cioccolato diverso da quello degli altri è il vantaggio di una cultura autonoma. Non siamo il luogo della cassata siciliana, ma quello delle ‘mpanatigghie, che è una cultura autonoma, della cioccolata modicana. Cibi prodotti sempre in maniera artigianale, lontano dall’anonimato dell’industria. Ciò vuol dire evidentemente che tali prodotti tipici non sono disponibili in quantità illimitate, perché l’attuale filiera non consente di disporre di stock industriali, ma è questo il vantaggio di un mondo piccolo, ma di grande consapevolezza.
La fiction del Commissario Montalbano ha colto l’anima di questi luoghi, in cui sono raccontate le città, ma è raccontata la campagna, le residenze rurali, le masserie baronali, che non sono le ville palladiane o quelle napoletane.
Tutto è contenuto, tutto è dimesso, disegnato dai muri a secco. E non è un caso che nelle mappe dei secoli scorsi, alla tradizionale distinzione tra Val di Noto, Val Demone e Val di Mazara, si affianchi la distinzione sulla Contea di Modica, Regnum in Regno, uno Stato nello Stato culturalmente, grazie alla frantumazione della proprietà, cui si deve la vivacità economica e culturale di questi luoghi.
Oggi raccontiamo, per dirla con Gesualdo Bufalino, una terra in cui c’è “la pietra del calcare come il miele, come il grano”, una Sicilia contraddittoria e misteriosa”.
Ha concluso i lavori Viviana Pitino, della cooperativa Etnos, di Modica, proponendo un itinerario guidato: “Quella di oggi è la prima di una serie di azioni tese a promuovere un’offerta turistica locale autentica, che abbia nel cibo un testimonial del territorio, in quanto espressione delle sue radici.
Il fenomeno Montalbano è analizzato come caso studio, perché è stato in grado di determinare fenomeni di crescita territoriale. E non è un caso che la società che gestisce la Bit di Milano abbaia commissionato una ricerca per comprendere il fenomeno nella su complessità”.
Quindi Viviana Pitino ha proposto un pacchetto turistico da vivere in un weekend, con tappe a Ragusa Ibla, Modica, Scicli, Punta Secca e Donnafugata.
Protagonisti del pranzo e della cena, che hanno riscosso il plauso della stampa, sia di settore che generalista, che delle personalità intervenute alla cena di gala, sono stati i prodotti tipici locali della provincia di Ragusa: l’olio extra vergine di oliva dei Monti Iblei, il Nero d’Avola e il Moscato di Noto, il Cerasuolo di Vittoria, le gelatine di vino, la provola ragusana affumicata, il cosacavaddu, il pecorino affogato nel Nero d’Avola e la salsiccia modicana speziata, il mosto d’uva dolce, i datteri al cioccolato, la cobaita, i rosoli ai gelsi e al finocchietto, le ‘mpanatigghie, la mostarda d’uva, il capuliato alla siciliana, e l’immancabile cioccolato modicano.
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