Cultura
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09/01/2011 00:49

Goldoni rivisitato al Garibaldi

E' andato in scena il Burbero Benefico

di Redazione

Il burbero benefico
Il burbero benefico

Modica – Riproporre un classico a teatro, si sa, non è mai semplice. I registi si innamorano di personaggi e testi nati in epoche anche molto lontane dalla loro e, portandoli in scena, non sempre rispettano gli originali. Anzi, il più delle volte, li rimodulano e li riadattano seguendo un proprio punto di vista e attribuendo alle opere nuova linfa e nuove atmosfere. La variazione sul tema porta con sé, per definizione, una quota di innovazione e una quota di rischio.

L’impegno di chi si cimenta nel riproporre un classico è apprezzabile in ogni caso, anche quando il risultato finale non soddisfa in pieno lo spettatore.

Chi conosce la versione originale si trova inevitabilmente a fare dei paragoni che non sempre giocano a favore degli sforzi dei registi.

Chi si trova per la prima volta davanti ad un’opera può entrare più facilmente in empatia con il testo e i personaggi, ma non è detto che accada, indipendentemente dai confronti per i quali mancano gli strumenti.

“Il burbero benefico” portato in scena venerdì sera al Teatro Garibaldi con adattamento e regia di Matteo Tarasco è lontano dalle atmosfere date all’opera da Carlo Goldoni. Non nella estrema sostanza e nel nucleo della storia, ma nella veste e nelle sfumature che sono poi quelle che definiscono il sapore di uno spettacolo.

Geronte, il burbero benefico, si staglia per statura morale tra personaggi effimeri, resi quasi un cartoon sia dai costumi sgargianti – in cui le ruches settecentesche si mescolano a vertiginosi e modernissimi tacchi a spillo – che dalla recitazione a tratti volutamente meccanica e artificiosa.

Dalla decadenza generale si salvano solo i domestici Piccardo e Martuccia, sinceramente affezionati al padrone.

E il lieto fine goldoniano cede il passo ad un epilogo ben più amaro in cui Geronte muore durante una partita a scacchi mentre Dorval, l’amico di sempre, lascia la stanza urlando un beffardo “scacco matto”.

Tutti bravi gli attori sul palco, ma a strappare un applauso a scena aperta sono stati Mariano Rigillo, che ha vestito magistralmente i panni di Geronte, e Anna Teresa Rossini che ha dato voce e cuore alla vivace Martuccia.