Quanti novelli guardiani della legalità passerebbero il valico delle urne?
di Redazione
C’è una sola cosa che deve fare il presidente del consiglio prima di dimettersi: cambiare la legge elettorale. Torniamo all’uninominale, e liberiamo il parlamento dai raccomandati di partito. Chi ha faccia si marita! Questo dovrà essere lo slogan delle prossime politiche. Perché solo nuove elezioni potranno ridare calma e pace alla vituperata Repubblica di questi giorni. I politici tutti, nessuno escluso, anche quelli che con tutto questo bordello messo in campo da Fini e Berlusconi non c’entrano proprio nulla, stanno offendendo l’intelligenza e l’onore di un popolo che ne ha abbastanza di puttane in condominio e di eredità immobiliari di partito gestite in famiglia. Il popolo Italiano non merita tutto questo. E la nostra classe dirigente non l’ha ancora capito. Il cane tira la pezza finchè non la “strazza”, ed è per questo che dobbiamo tornare e di corsa alle urne, e liberarci definitivamente dalla tirannide degli affaristi di lotta e di governo, che in nome e per conto di una legalità gridata in pubblico col vento a favore e non praticata in casa hanno ucciso la nostra democrazia. E solo il ritorno all’uninominale potrà salvarci dal qualunquismo che ci ha governato negli ultimi 5 anni. La parola passi ai cittadini per scegliere i propri rappresentanti: i parlamentari eletti devono avere un legame diretto con il territorio e soprattutto devono essere espressione del voto unico e dell’irripetibile volontà dei cittadini, e non come accade adesso con camera e senato popolate da deputati e senatori nominati dai padroncini di partito. Se a decidere le elezioni dei nostri rappresentanti sono due o tre leader politici nazionali, il condizionamento affaristico della scelta è ineluttabile. Se invece a indicare in modo univoco chi mandare in Parlamento sono milioni di liberi cittadini, il controllo degli eletti diventa difficile se non impossibile. Per tutti, nessuno escluso. Dal PDL all’UDC, passando per il PD e pure per il FLI. Senza accento sulla I. Quanti novelli guardiani della legalità, pasdaran dei lupanari futuribili e degli affari democratici di famiglia, col ritorno al sistema elettorale maggioritario -con uninominale secca- passerebbero il valico delle urne? Pochi, se non nessuno. Quanti, tra gli odierni onorevoli e senatori, dopo il setaccio del voto uninominale, potrebbero patrocinare le aziende di famiglia coi soldi della collettività? Qualcuno? Forse. Pochi? Sarebbe auspicabile, sicuramente i peggiori continuerebbero ancora “a farsi ’i cazzi so’!”. Quanti, dell’attuale classe dirigente di destra, sinistra, centro e giustizialista, avrebbero ancora la possibilità di governare questo Paese? Solo i migliori! Che si torni alle urne allora, con le vecchie regole del maggioritario, per riscattare la dignità del popolo italiano, per una nuova Italia. Mettiamoci due maiuscole: per una Nuova Italia.
Chi vorrà operare per il bene del Paese, per il progresso, per elevare la qualità della vita, per concretizzare la dignità dell’uomo e del cittadino, avrà la nostra fiducia e sarà votato all’onorevole mestiere di servire gli altri. Chi vorrà fare politica in modo serio, chi vorrà rappresentare il suo popolo e non solo la sua famiglia ci metta pure la faccia, che al voto ci pensiamo noi. Per il nostro futuro e per la vera libertà. Qualunquemente.
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