di Telenova
Chiaramonte Gulfi – I cani di Sampieri, prelevati dalle campagne di contrada Pisciotto nei giorni seguenti all’aggressione mortale al povero Giuseppe Brafa e all’aggressione alla turista tedesca, vivono ancora in contrada Margitello, nella tenuta della cooperativa Maya.
Sergio Bramante, presidente della cooperativa, da sei mesi ne osserva il comportamento. “Di tutti e trentatre, solo tre ancora oggi sono aggressivi”, racconta Sergio, “ma questi tre soggetti non sono più gli stessi cani di allora, sono cambiati, mangiano regolarmente, a modo loro rispettano delle regole, vivono in un canile che ha i suoi ritmi: il loro comportamento, dunque, in parte è mutato”.
Ancora oggi Bramante vive col rammarico di non aver potuto dare una spiegazione scientifica alla drammatica uccisione del bimbo modicano. Cani che diventano lupi, che usano le stesse tecniche di aggressione, strisciando sull’erba, poi accerchiando silenziosamente la preda e solo dopo l’accerchiamento, azzannano mortalmente.
“Anche io fui aggredito con quella tecnica, in quei giorni in cui procedevamo con la cattura”, racconta Sergio, “non mi ero nemmeno reso conto che i cani strisciavano nell’erba rasoterra e che mi avevano accerchiato silenziosamente alle spalle, e solo quando mi sono girato, li ho visti tutti in cerchio attorno a me: ma io sapevo cosa fare per evitare l’aggressione”.
L’Ausl 7, come si ricorda, aveva chiesto alla Procura di poter studiare il comportamento di questi cani, ma essendo gli animali posti sotto sequestro l’autorizzazione non era stata rilasciata. La consulenza che il servizio Veterinario aveva sollecitato a un’esperta di fama internazionale per lo studio del comportamento del cane, la dottoressa Gullicchio, è così sfumata nel nulla.
“Per evitare la psicosi sarebbe stato importante eseguire uno studio”, conclude Bramante, “per escludere, se non altro, l’eventualità che i cani più aggressivi fossero il risultato di una trasformazione genetica”.
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