Riceviamo e pubblichiamo
di Maurizio Scotti


Scicli – 1° settembre, ore 10 am, Donnalucata.
Due turisti stanno tranquillamente passeggiando lungo la spiaggia praticamente deserta di Donnalucata tenendo al guinzaglio il loro cane. Per la precisione un meticcio di otto mesi raccolto abbandonato nel ragusano nel mese di marzo.
Ai turisti si avvicinano due signori vestiti di bianco, che non si qualificano in alcun modo, ma che presumibilmente sono dipendenti della capitaneria di porto. Il signore che pare essere il più alto in grado ingiunge ai turisti di abbandonare immediatamente la spiaggia in quanto vietata ai cani.
I turisti fanno presente che non c’è alcuna ordinanza del Comune di Scicli a tale proposito.
I signori della capitaneria (facendo assolutamente solo il loro dovere) asseriscono invece l’esistenza di una legge regionale che vieta ai cani l’accesso a qualunque spiaggia siciliana e in qualunque giorno dell’anno (“Nemmeno a Natale!” sottolinea il più alto in grado).
I turisti vengono inoltre invitati a “non polemizzare”.
I turisti non polemizzano e se ne vanno.
Per questa volta non vengono multati, ma che il fatto non si ripeta!
Ora vorrei provare a spiegare perché (purtroppo) il fatto si ripeterà e perché questo fatto potrebbe non riguardare più soltanto i padroni del migliore amico dell’uomo.
Primo. Non ricordo se il governo Monti o Letta aveva invitato i comuni italiani ad aprirsi maggiormente ai padroni di cani, fino a consentire, non solo e non tanto l’accesso alle spiagge, ma addirittura l’accesso a musei, gallerie d’arte e siti archeologici. Questo, immagino sia per contrastare il fenomeno dell’abbandono dei cani e quindi del randagismo sia (immagino) come ulteriore misura di difesa e sviluppo del turismo.
Visto che in Sicilia c’è circa il 40% del randagismo nazionale e che il turismo dovrebbe essere arma strategica per il rilancio dell’economia e dell’occupazione in questa splendida isola, non riesco proprio a capire su quale base la regione mantenga una legge restrittiva, nei confronti del migliore amico dell’uomo, di cui parlerò fra poco.
Secondo. Il TAR di Reggio Calabria ha sentenziato a favore della libera circolazione delle persone e dei loro animali lungo i litoranei, in quanto i divieti sarebbero limitanti della libertà di movimento degli individui E si sa che le sentenze dei TAR fanno, come si suol dire, giurisprudenza.
Sarebbe bene, quindi, che anche la Regione Sicilia nelle persone dei signori delle varie capitanerie di porto, prendessero buona nota delle sentenza, punendo esclusivamente i “cattivi comportamenti” dei padroni dei cani e dei loro animali (sporcizia, aggressività e quant’altro). E molti padroni di cani si fanno purtroppo notare per questi “cattivi comportamenti”.
Terzo. Dato che i signori della capitaneria non hanno mostrato alcun documento che confermasse l’esistenza di tale normativa, ci siamo presi la briga di andarcela a cercare.
L’abbiamo trovata e questa recita esattamente: “è vietato il transito, la sosta o il bagno di cani e di altri animali, anche se al guinzaglio, al di fuori degli spazi attrezzati per l’accesso di animali di affezione”.
A questo punto vorrei sapere perché, alla nostra domanda “Dove possiamo portare il nostro cane?” ci è stato risposto “Io ve lo devo dire???”.
Beh, gentile signore della capitaneria di porto, proprio lei doveva dircelo. E questo proprio perché essendo citati nella norma “gli spazi attrezzati per l’accesso di animali di affezione” era suo compito dirmi dove potevo passeggiare e fare il bagno con il mio cane. A meno che, stanco di tanti e severi divieti, non mi stesse invitando a sbarazzarmi dell’animale abbandonandolo nuovamente.
In ogni caso, come ho cercato la norma regionale, mi vedrò costretto a cercare personalmente questi benedetti “spazi attrezzati” e l’unico modo che ho sarà quello di percorrere tutta la spiaggia di Donnalucata e dintorni nei prossimi giorni insieme al mio cane che non ho intenzione di far tornare al randagismo.
Quarto. Nella stessa norma (che va comunque contro la sentenza del TAR di Reggio Calabria) si citano altre cose che sono vietate e che sembrano estratte da un film di fantascienza. Eccoli qui di seguito:
– lo svolgimento di giochi che possono recare danno o molestia a persone, quali palloni, tamburelli, frisbee
– – la produzione di suoni molesti a mezzo di altoparlanti o di amplificatori di qualunque genere ……
Immaginatevi, a questo punto, se tutti i padroni di cani che, contrariamente al buon senso e alla sentenza del TAR di Reggio Calabria, non possono “educatamente e civilmente” vivere il proprio rapporto o la vacanza col proprio cane, decidessero per ripicca di chiamare la capitaneria di porto ogni volta che vedono qualche bambino o qualche ragazzo giocare a palla sulla spiaggia, o se impedissero alla signora che fa i corsi di AquaGym di utilizzare degli altoparlanti, o se decidessero che il loro vicino di ombrellone “reca danno o molestia” perché il suo bambino grida, piange strillando o solleva della sabbia.
A mio modesto parere, la capitaneria di porto ha cose molte più importanti da fare in un’isola come questa accerchiata dalla crisi economica, dalla disoccupazione e da drammatici e inarrestabili flussi migratori che non far passare a dei turisti innamorati della Sicilia la voglia di tornarci.
Per tutti questi motivi, quindi, tornerò sulla splendida spiaggia di Donnalucata (e dintorni) alla ricerca dei miei spazi augurandomi che i signori della capitaneria di porto prendano in considerazione questa mia nota che non vale solo per i padroni dei cani ma anche per buona parte dei frequentatori di questo delizioso litoraneo che vorrebbero poter dare quattro calci a un pallone certi di non recare danno o molestia a chicchessia.
In caso contrario prenderò le multe e farò ricorso. Augurandomi di vincerlo a dispetto di tutte le norme restrittive che si trovano solo qui, nella (quasi) mia splendida Sicilia e che mi auguro vengano al più presto soppresse.
Un ultimo augurio.
Spero che qualche associazione animalista e/o di generici amici degli animali, faccia partire una raccolta firme per l’abolizione delle norme restrittive e le faccia pervenire alla giunta regionale siciliana. E’ una piccola questione quella di cui ho parlato fino ad ora, l’ammetto, ma è una piccola questione di civiltà di cui fa parte quel 40% di randagismo di cui la Sicilia non può certo vantarsi.
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