Lettere in redazione
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14/08/2011 17:20

I residenti di Playa Grande: Noi abbandonati come lo chalet Titanic

Parla Claudio Zago, uno dei residenti di Playa

di Lettera firmata

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L'ex chalet Titanic
L'ex chalet Titanic

Scicli – “Mai nome fu più presago”.

L’avv. Claudio Zago prende a paradigma della situazione in cui versa Playa Grande l’ex chalet Titanic, nel nome un destino. Sequestrato, oggetto di una lite giudiziaria, è stato per oltre un decennio uno dei locali più “in” della costa. Oggi giace abbandonato come la borgaata che lo ospita.

“Mio padre acquistò casa a Playa Grande 42 anni fa – prosegue Zago-. Playa nacque come villaggio, non è mai stata una frazione di Scicli nel senso tecnico, ma lo è diventata. “Il Comune non ha i soldi per i panettoni e per la segnaletica che indica il divieto di scendere a mare con le moto. I residenti ci siamo autotassati e abbiamo comprato noi ciò che il Comune non era in grado di acquistare”. Playa sconta la condizione di villaggio aperto che poi è diventato una sorta di borgata. “Esiste un’associazione dei residenti, ogni famiglia versa all’associazione una quota di 120 euro l’anno. Provvediamo noi, da privati, dando incarico a una ditta, alla pulizia della frazione. Forse a Scicli c’è la convinzione, errata, che a Playa vivono i ricchi, e che Playa non abbia bisogno di servizi, che tanto i servizi ce li paghiamo da soli. Ma non è così”.

Spiaggia sporca, assenza del servizio di nettezza urbana pubblico comunale, segnaletica e panettoni stradali comprati a spese proprie. “Il relitto del Titanic è la ciliegina sulla torta”.

Dal Comune fanno sapere che la ragione non sta tutta dalla stesa parte. C’è l’annosa vicenda dei passi carrabili, abusivi, non denunciati, e rispetto ai quali molti residenti non pagano le tasse.

“A me non piace pensare che siccome i residenti estivi di Playa non siamo sciclitani, storicamente al Comune non importa di noi”. In realtà, la composizione sociale dei playesi è fondamentalmente fatta di ragusani, gli sciclitani sono una minoranza, minoranze sono tutti gli altri, compreso Aldo Baglio, che qui ha avuto casa per tutto il primo decennio del 2000.

Scicli sconta un territorio fatto di venti chilometri di costa, tre borgate giuridicamente tali, Sampieri, Cava d’Aliga-Bruca, Donnalucata, e poi Playa Grande, il villaggio aperto, abitato dai ragusani, che è frazione ma non è borgata. Insomma, non è carne, e non è pesce. E in un territorio fortemente antropizzato come quello di Scicli, dove anche la più sperduta campagna è densamente abitata, fare fronte alle esigenze di tutti è complicato. I playesi chiedono a questo punto di essere considerati come i residenti di Donnalucata, o di Sampieri. Con tutti i diritti, e tutti i doveri degli altri. E non più come i pesci ricchi di un acquario privato.

“Siamo assaltati dalle zanzare –racconta un altro residente-. Ci hanno detto che il Comune avrebbe fatto una disinfestazione a fine giugno, una ai primi di agosto, ma qui non ce ne siamo accorti”.

I playesi rivendicano il loro essere cittadini che ci tengono al luogo in cui abitano: “Quante persone conoscete al mondo che si autotassano di 120 euro a famiglia, per spesare la raccolta dei rifiuti a opera di una ditta privata incaricata dagli stessi residenti? –incalza Zago-. Siamo forse un caso unico al mondo. Chiediamo solo di essere trattati come gli altri, alla stesa stregua, e che nella testa degli sciclitani Playa Grande diventi finalmente la quarta borgata. Con diritti e doveri annessi e connessi”.