Carta canta
di Redazione
Scicli – I tanti vincoli regionali della Fornace Penna. Tanti, da rappresentare un record.
La storia della Fornace Penna di contrada Pisciotto è un caso emblematico per diversi motivi. Il manufatto e il terreno su cui insiste sono di proprietà privata. E’ uno dei siti più vincolati d’Italia. E’ sottoposto infatti a vincolo di inedificabilità assoluta, è distante dal mare meno di 150 metri, è vincolato dall’assessorato regionale ai beni culturali, da cui dipende la Sovrintendenza, sul piano paesaggistico, è stato incluso, nel 2004, con decreto dell’assessore regionale ai beni culturali del tempo, Fabio Granata, al vincolo di Luogo del Cinema.
Cionondimeno, i privati eredi dell’ex fabbrica di laterizi, definita da Vittorio Sgarbi “una basilica laica in riva al mare”, hanno proposto, nello scorso decennio, di costruirvi dentro e attorno un albergo a cinque stelle, per un totale di 200 posti letto.
Progetto mai approvato dal Comune. Cosa fare allora? La Regione, nella legislatura 2001-2006, mise in bilancio prima 500 mila euro, quindi 250 mila euro, nell’esercizio di bilancio successivo, per finanziare un intervento in sostituzione dei privati, per la messa in sicurezza del rudere. La Sovrintendenza restò inattiva, complice anche la mancata notifica dei vincoli a tutti gli eredi, i soldi furono poi tolti dal bilancio regionale, e nessun intervento sostitutivo venne operato.
Oggi, la Fornace continua a essere una proprietà privata, la Sovrintendenza non ha emesso alcuna ordinanza all’indirizzo degli eredi, né ha minacciato un intervento di messa in sicurezza in sostituzione dei privati, e in loro danno.
Cosa potrebbe diventare la Fornace Penna? Rudere di se stessa. Prima che l’azione del mare e del vento distrugga questa rara e bellissima testimonianza di archeologia industriale, bisognerebbe che l’assessorato regionale ai beni culturali prendesse a cuore il problema, intimasse ai privati, entro un termine perentorio e breve, di provvedere alla messa in sicurezza dell’ex fabbrica, e, nel caso di loro inattività, intervenisse direttamente, addebitando il costo della perizia agli eredi.
Ogni anno, un pezzo di Fornace viene giù, nonostante i vincoli, gli appelli degli intellettuali, fra cui i pittori del Gruppo di Scicli che fa capo a Piero Guccione a Franco Sarnari, e ai ripetuti interventi di politici e amministratori locali.
La Fornace Penna di Pisciotto è l’emblema stesso di un “paese da rifare”, da ricostruire mettendo a frutto il valore culturale di un luogo, potenzialmente testimonianza culturale, ridotto invece a rudere e rovina.
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