di Redazione
Alla fine la riforma elettorale l’hanno fatta gli italiani: più saggi dei loro governanti. Una riforma sostanziale che ha sconvolto la geografia politica del Paese, con risvolti che possiamo definire storici. Rimane comunque su queste elezioni l’indelebile macchia della mancanza del voto di preferenza.In Italia raramente accadano fenomeni “netti” e chiari come in questa occasione: stavolta la soluzione non è il solito pastrocchio “all’italiana”.
La mancata riforma del sistema elettorale, che determinò la sostanziale ingovernabilità del Paese nella passata legislatura, ha convinto gli italiani a concentrare il voto, a serrare le fila.
La battente campagna di Silvio Berlusconi per il “voto utile” ha fatto il resto ed ha dato i risultati voluti.Non c’è dubbio che i cittadini hanno votato tenendo presente, forse con un realismo maggiore dei partiti e dei loro leader, ciò che è successo negli ultimi dieci anni nel Paese.Analizziamo dettagliatamente alcuni punti salienti.
E’ passato il messaggio di Berlusconi e, in parte molto minore, di Veltroni, sul “voto utile”, che ha confermato negli elettori un concetto già presente ovvero che il voto utile sarebbe stato quello che avrebbe garantito al governabilità.
L’elettorato si è spostato a destra in modo netto: questa migrazione era iniziata ancor prima della campagna elettorale con la costituzione del Partito Democratico che ha trasformato una forza di origine social-comunista, in un partito socialdemocratico.Iniziamo dall’estrema sinistra: abbiamo assistito alla totale sconfitta della Sinistra Critica, del Partito Comunista dei Lavoratori e di tutte le formazioni radicali.
Qui il voto utile non ha pesato: è mancato il voto e basta, il consenso, la condivisione delle idee: non c’è altezza senza base. Stesso discorso vale per il PSI.
Clamoroso il risultato negativo della Sinistra Arcobaleno che non ha rappresentanti nel Parlamento: la somma delle sue forze, con riferimento alle elezioni politiche del 2006 era la seguente:Rif.com. 5,84 % Sinistra Democratica (stima) 0,5% Comunisti Italiani 2,32 % Feder. dei Verdi 2,06 % Con una pregressa forza totale pari quindi all’10,72 %.
Ha ottenuto il 3,1% con una “teorica” perdita dell’7,62%.Qui ha pesato il voto utile, ma è opinione diffusa che abbia pesato ancor di più il massimalismo che ha impedito a Prodi di sviluppare il programma di governo. Infatti le posizioni di partenza, come sopra ricordate, non includevano l’Arcobaleno tra le forze che avrebbero potuto ottenere un “voto non utile”.
Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che parte dei voti dell’Arcobaleno siano andati, al Nord, addirittura alla Lega.
Non siamo d’accordo.Un elettorato altamente ideologizzato, “impegnato” in linea di principio, come quello della sinistra massimalista, non si sposta in modo così compulsivo, così antitetico.
E’ più verosimile che i voti dell’arcobaleno abbiano seguito il P.D., la sua evoluzione in chiave di forza socialdemocratica, le sue concrete possibilità di successo, la governabilità.I voti che mancano all’Arcobaleno li ritroviamo nel Partito Democratico: infatti nelle politiche del 2006 l’Ulivo insieme all’Italia dei Valori, avevano ottenuto il 29,8% dei voti, oggi hanno ottenuto insieme il 37,5%, esattamente il 7,7% in più, ovvero i voti che “mancano” alla Sinistra Arcobaleno.
Per il P.D. è una vittoria … di Pirro, paradossale, non voluta, ma pur sempre una vittoria. La sconfitta netta dell’Arcobaleno rappresenta comunque la disapprovazione della linea politica dei partiti che compongono la coalizione. E’ una sconfitta di forma e di sostanza.
L’UDC di Casini scende dal 6,8% al 5,6%, e non c’è dubbio che questi voti siano andati al PDL insieme a quelli dell’UDEUR, dei Riformatori di Dini, ed a quelli degli elettori che non si sono riconosciuti nel PD: una migrazione valutabile intorno al 4%.Analizzando il voto a destra si nota che il risultato del PDL ovvero di Forza Italia più Alleanza Nazionale ed MPA, è oggi pari al 37,4% ovvero, rispetto al 36, 5% ottenuto nel 2006, lo 0,9% in più.
Questo ci porta a ritenere che Il PDL abbia pescato al centro, ma abbia contemporaneamente ceduto anch’esso qualcosa a destra: verso la Lega che ottiene il 3,7% in più, ed in piccola parte verso La Destra di Storace e Santanché, che ottiene il voto di molti elettori scontenti dell’evoluzione di Alleanza Nazionale voluta da Fini.Sembra chiaro che la migrazione dell’elettorato si è mossa tutta verso destra, senza riserve.
Ma ognuno ha “preso” qualcosa alla sua sinistra: altre interpretazioni non sembrano verosimili.Conclusivamente il mandato politico e sociale a governare, conferito a Berlusconi ed alla destra è chiaro. I cittadini attendono provvedimenti e non vogliono più ascoltare alibi che giustifichino ingovernabilità e soluzioni di comodo o non efficaci.Un’ultima annotazione è doverosa: l’elettorato italiano, soprattutto a sinistra, sembra aver abbandonato il voto “ideologico”, il voto di principio e massimalista. Su questo si dovrà aprire una approfondita riflessione che non riguarda solo la Sinistra.
Lo “zoccolo duro” non esiste più, il Paese ha maturato la scelta della necessità della governabilità, sopra ogni altra considerazione, con questo tutti i partiti dovranno fare i conti: forse è veramente nata la Terza Repubblica.
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