di Redazione


Era il 1880 quando Ignazio Riso aprì in via Roma, a Ragusa, un negozio di tessuti e abbigliamento, di fronte al Vescovado. I suoi figli, sette in tutto, proseguirono l’attività del papà creando la “Fir”, acronimo di “Figli Ignazio Riso”, con negozi in via Montenapoleone, a Milano, in via Etnea, a Catania, e nella sede storica di via Roma, a Ragusa.
“Ricordo alcuni ragusani che, al ritorno dall’America o dall’Australia, dopo decenni di emigrazione forzata, passavano da via Roma e si stupivano di trovarci ancora lì dopo tanti anni” –racconta con un sorriso di nostalgia il ragioniere Ignazio Riso, nipote del fondatore della dinastia, e figlio di Luigi, dei sette discendenti quello che decise di restare a Ragusa.
“Tenni aperto il negozio di via Roma fino al giro di boa dei cento anni di attività”, prosegue Ignazio Riso, quasi il nonno gli avesse chiesto di onorare l’appuntamento con la storia. Ma nel 1972 alle tre lettere della “Fir” si erano affiancate quelle della “Creazioni Motoristiche Bavaresi”. In tedesco “Bayerische Motoren Werke”. Più sinteticamente “Bmw”.
Arrivano altre tre lettere, quasi un inseguimento con il numero perfetto, quello della famiglia Riso: “Car”, “Concessionaria automezzi ricambi”, oggi concessionaria ufficiale Bmw in provincia di Ragusa. Trentacinque anni di attività, trentacinque dipendenti. L’alchimia dei numeri fa incrociare il destino di due famiglie, quella di Herbert Quandt e quella di Ignazio Riso.
“Forse non sapete che la Bmw è un’azienda di proprietà di una sola famiglia, oggi la vedova Quandt e dei suoi due figli, e questo è uno dei punti di forza dell’azienda, la cui proprietà non è stata smembrata in migliaia di azionisti, ma resta ancorata ai valori e all’unità di un solo nucleo familiare”, spiega all’ignaro giornalista il ragioniere Riso, che sembra non aver tradito lo spirito del nonno.
Dagli abiti su misura per i ragusani (“ricordo ancora l’alone di sospetto con cui i miei concittadini guardavano all’arrivo della confezione, dopo la Seconda Guerra: “i robbi r’Amiricani”, considerati usati perché non erano stati cuciti da un sarto”, racconta divertito il papà della Bmw in provincia di Ragusa) alle auto cucite addosso alle esigenze dei clienti. Già, i clienti. “Ai miei due figli, Luigi e Giovanni, ho inculcato una lezione: la nostra ricchezza sono i clienti”.
Non basta la qualità delle auto, e neppure quella dei servizi: oltre all’officina meccanica a breve anche la carrozzeria, e la trasformazione del servizio di auto sostitutiva in noleggio a breve termine, sino ai servizi finanziari che permettono di versare solo un anticipo del dieci per cento per un’auto nuova. “Prima di tutto il cliente, le sue necessità”.
Un passaggio di testimone che si perpetua dal 1880. Ma i tempi cambiano e la Bmw, negli anni Novanta, assume la Mini, portando un pubblico giovanile e di tendenza, anche femminile, ad accostarsi al mondo delle auto bavaresi. E dal 2003 è Bmw anche la Rolls Roice. Sportività, solidità, lusso. L’inizio con gli aerei: il logo del marchio automobilistico rappresenta un’elica stilizzata, quella degli aerei con cui Bmw iniziò a produrre motori, mentre i quattro “campi” sono riempiti alternativamente con i colori della Baviera.
La stessa terra che ha dato i natali a Joseph Alois Ratzinger, a Wolfgang Amadeus Mozart, a Bertolt Brecht, a Levi Strass, il papà dei jeans. E anche alla Bmw. E forse non è un caso che nelle facoltà di architettura delle università di tutto il mondo la Bmw serie 5, quella con la pinna sul tetto (poi copiata dagli altri) uscita dalla matita di Chris Bangle, venga studiata come “caso di criticità” in cui un salto nel vuoto, da un punto di vista stilistico, si è trasformato in un successo mondiale, sino a diventare pietra di paragone per chi oggi vuole costruire auto. “Un mio amico direttore di banca a Ragusa, oggi in pensione, che alla lettura dei quotidiani preferiva quella dei bilanci societari, ogni anno mi chiedeva di dargli il bilancio mondiale della Bmw: “Questa “ditta” scoppia di salute –mi diceva-, questi bilanci sono poesia…” E non è un caso che la Car di Ignazo Riso e Figli sia stata per anni, a cavallo tra la fine degli anni Novanta e il nuovo millennio, la prima concessionaria Bmw in Italia per produttività.
“Oggi la classifica non viene più resa nota analiticamente, ma la casa madre si limita a comunicare solo le prime venti concessionarie italiane per volumi di vendita. E noi ci siamo”. Un vanto per la provincia iblea, anche se il ragioniere è reticente ad ammetterlo. Tante le macchine che ha posseduto il ragioniere Ignazio Riso. Tra tutte ricorda la prima, una Topolino a muso spiovente, “targata Rg 1001”, ma soprattutto la prima Touring Bmw, del 1969. “Fu l’auto con cui, usciti dall’ospedale qualche giorno dopo il parto, io e mia moglie portammo il primogenito, Luigi, a casa. L’ho rimessa e restaurata di tutto punto. Non la venderei per tutto l’oro del mondo”.
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